FRATELLI TUTTI, L'ENCICLICA DI PAPA FRANCESCO E CHI NON SCRIVE SU COMMISSIONE
FRATELLI TUTTI, L'enciclica di papa Francesco e chi non scrive su commissione.
Ci ho messo non poco a farmi un giudizio. Credo sia un testo di grande interesse, che non cela la voglia di dare un contributo a quella specie di rifondazione della dottrina politica della chiesa di Roma. Parlerò poi del contenuto, ma cosa è successo di eclatante? Si è visto che parte della sinistra italiana, abboccando all'amo della stampa reazionaria degli imprenditori, ha formato consistenti gruppi di sostenitori del santo padre, indicato quale punto di riferimento dell'opposizione al capitalismo contemporaneo, al trumpismo, al colonialismo, al populismo, al razzismo, insomma un centro di interesse per tutti i malanni che oggi ci colpiscono. Eh si cara sinistra, la mamma degli imbecilli è sempre incinta!!! In realtà quello che è avvenuto si ripete da tempo anche su altri personaggi illustri, ma gli amici progressisti hanno memoria corta. Gli editorialisti più pagati, hanno diffuso su commissione l'immagine di un Papa socialista, forse anche comunista, pronto a sostenere la necessità di uno stravolgimento sociale. L'enciclica invece si fa notare per diverse ragioni e in particolare per l'introduzione di un nuovo concetto, quello di "amicizia sociale". La fraternità è una roba stravecchia da Rerum Novarum (non ci crede più nemmeno la perpetua), ma l'amicizia sociale è invece un termine originale che travalica il senso tradizionale di cooperazione utilizzato dal corporativismo speculativo di matrice cattolica, ed è un concetto volutamente non inteso come sostantivo maschile, ma allargato a tutti gli esseri, senza gerarchie o identità di genere. Forse, anche se non è così chiaro, potremmo parlare di estensione del concetto a tutti i viventi, un senso allargato di tipo ecosofico. Non sembra affatto "un'enciclica sociale" come diversi giornalisti ricchettuzzi si sono sforzati a dire, in essa è assente ogni riferimento al socialismo, al sindacato e nemmeno al comunismo, nella prima parte è piuttosto caratterizzata da un modello culturale unico che rientra pienamente al neoliberismo e all'economia da esso pianificata. Bergoglio parla del capitalismo e della sua libertà di agire senza vincoli e complicazioni, manipolando e stravolgendo i concetti di giustizia, di democrazia, colonizzando l'intero pianeta con intrigati processi di marketing. Le diverse ideologie che elaborano gli interessi nazionali, mascherano l'assenza di senso sociale e hanno l'ossessione per l'abbattimento del costo del lavoro. Questo è sacrosanto ed è nel terzo capitolo che Bergoglio introduce il concetto di amicizia sociale. Leggiamo che si abbandona la solidarietà della Rerum Novarum, dove il legame forte tra individui era dato da interessi comuni, appartenenza a strutture mutualistiche che diedero vita alle prime banche popolari, all'essere soci, a concetti di eguaglianza basata su interessi reciproci, per passare alla centralità del prossimo prescindendo le condizioni materiali. L'aiuto diventa un dovere morale che esula dall'azione politica o sindacale. Nel quarto capitolo c'è la critica al nazionalismo (sembra una parte contro Trump) e sostiene la rivendicazione dello "spirito di buon vicinato" che a sentire il Papa esiste in tante zone del mondo. Nel quinto capitolo vediamo un vero manifesto politico e non prettamente sociale, affronta la connessione tra liberismo e populismo negando che quest’ultimo abbia vita propria. Parole di Bergoglio: <<Il popolo, non è una categoria logica, né mistica, ma mitica, posta difronte al dogma del capitalismo liberale che è il mercato, trasformato in fede irrazionale, in una specie di credo laico e ateo insieme>>. <<L’essenza del popolo, ciò che lo caratterizza, è il lavoro, inteso come impegno generale, ciascuno per la propria parte, verso il prossimo>>. Confondere questa "centralità francescana" del lavoro come appoggio alle rivendicazioni e ribellioni di oggi è a mio avviso un errore di lettura e di interpretazione del pensiero papale, uno stravolgimento del messaggio contenuto in questa enciclica. Un'analisi dove solo i pasdaran del capitalismo (sempre gli stessi all'opera da un trentennio) potevano trasformare in comunismo eversivo, una critica e un progetto di ben diversa natura. Continua... (foto: di Mauro Fagiani)
Ci ho messo non poco a farmi un giudizio. Credo sia un testo di grande interesse, che non cela la voglia di dare un contributo a quella specie di rifondazione della dottrina politica della chiesa di Roma. Parlerò poi del contenuto, ma cosa è successo di eclatante? Si è visto che parte della sinistra italiana, abboccando all'amo della stampa reazionaria degli imprenditori, ha formato consistenti gruppi di sostenitori del santo padre, indicato quale punto di riferimento dell'opposizione al capitalismo contemporaneo, al trumpismo, al colonialismo, al populismo, al razzismo, insomma un centro di interesse per tutti i malanni che oggi ci colpiscono. Eh si cara sinistra, la mamma degli imbecilli è sempre incinta!!! In realtà quello che è avvenuto si ripete da tempo anche su altri personaggi illustri, ma gli amici progressisti hanno memoria corta. Gli editorialisti più pagati, hanno diffuso su commissione l'immagine di un Papa socialista, forse anche comunista, pronto a sostenere la necessità di uno stravolgimento sociale. L'enciclica invece si fa notare per diverse ragioni e in particolare per l'introduzione di un nuovo concetto, quello di "amicizia sociale". La fraternità è una roba stravecchia da Rerum Novarum (non ci crede più nemmeno la perpetua), ma l'amicizia sociale è invece un termine originale che travalica il senso tradizionale di cooperazione utilizzato dal corporativismo speculativo di matrice cattolica, ed è un concetto volutamente non inteso come sostantivo maschile, ma allargato a tutti gli esseri, senza gerarchie o identità di genere. Forse, anche se non è così chiaro, potremmo parlare di estensione del concetto a tutti i viventi, un senso allargato di tipo ecosofico. Non sembra affatto "un'enciclica sociale" come diversi giornalisti ricchettuzzi si sono sforzati a dire, in essa è assente ogni riferimento al socialismo, al sindacato e nemmeno al comunismo, nella prima parte è piuttosto caratterizzata da un modello culturale unico che rientra pienamente al neoliberismo e all'economia da esso pianificata. Bergoglio parla del capitalismo e della sua libertà di agire senza vincoli e complicazioni, manipolando e stravolgendo i concetti di giustizia, di democrazia, colonizzando l'intero pianeta con intrigati processi di marketing. Le diverse ideologie che elaborano gli interessi nazionali, mascherano l'assenza di senso sociale e hanno l'ossessione per l'abbattimento del costo del lavoro. Questo è sacrosanto ed è nel terzo capitolo che Bergoglio introduce il concetto di amicizia sociale. Leggiamo che si abbandona la solidarietà della Rerum Novarum, dove il legame forte tra individui era dato da interessi comuni, appartenenza a strutture mutualistiche che diedero vita alle prime banche popolari, all'essere soci, a concetti di eguaglianza basata su interessi reciproci, per passare alla centralità del prossimo prescindendo le condizioni materiali. L'aiuto diventa un dovere morale che esula dall'azione politica o sindacale. Nel quarto capitolo c'è la critica al nazionalismo (sembra una parte contro Trump) e sostiene la rivendicazione dello "spirito di buon vicinato" che a sentire il Papa esiste in tante zone del mondo. Nel quinto capitolo vediamo un vero manifesto politico e non prettamente sociale, affronta la connessione tra liberismo e populismo negando che quest’ultimo abbia vita propria. Parole di Bergoglio: <<Il popolo, non è una categoria logica, né mistica, ma mitica, posta difronte al dogma del capitalismo liberale che è il mercato, trasformato in fede irrazionale, in una specie di credo laico e ateo insieme>>. <<L’essenza del popolo, ciò che lo caratterizza, è il lavoro, inteso come impegno generale, ciascuno per la propria parte, verso il prossimo>>. Confondere questa "centralità francescana" del lavoro come appoggio alle rivendicazioni e ribellioni di oggi è a mio avviso un errore di lettura e di interpretazione del pensiero papale, uno stravolgimento del messaggio contenuto in questa enciclica. Un'analisi dove solo i pasdaran del capitalismo (sempre gli stessi all'opera da un trentennio) potevano trasformare in comunismo eversivo, una critica e un progetto di ben diversa natura. Continua... (foto: di Mauro Fagiani)