I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e masochismo) Ottava parte.

I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e masochismo) Ottava parte.

I mille volti della donna (identità femminile e masochismo) Ottava parte.

Quali sono i momenti della storia di un uomo che provocano in lui il ricorso al masochismo? Sono diversi i pensatori che concordano sul fatto che il meccanismo di individuare, placare e fare fronte a un aggressore è palesemente presente in ogni bambino e diventa l’embrione della possibilità di un futuro sviluppo del masochismo. Il bambino avverte inconsciamente che il comportamento masochista è necessario per calmare i genitori con i quali nei primi anni si intrattiene un rapporto di necessaria dipendenza e sottomissione. “Ha da campà u vaione” direbbero a Napoli. (Il bambino deve sopravvivere). Tutti a vario titolo, concordano che una certa dose di masochismo ha funzioni adattive e si manifesta con le modalità di una richiesta di affetto e rientra in quelle tipiche manifestazioni ritenute normali. Occorre quindi capire da che punto in poi queste manifestazioni non sono più “adattamenti” ma deformanti il carattere. Sembra giusto pensare che l’interscambio masochistico bambino-genitore a un certo punto assume un carattere provocatorio, ovvero il susseguirsi di aggressività e atteggiamenti masochisti diventa ossessivo con il risultato di essere respinti proprio da coloro da cui ci si attendeva affetto. Le esperienze infantili contrassegnate pesantemente da questo schema pesano in maniera determinante sulla struttura caratteriale del soggetto divenuto adulto. Molte sono le bambine che in un contesto famigliare particolarmente frustrante, privo di gratificazioni e di affetti, inizialmente vivaci e aggressive eccole assumere comportamenti docili, servizievoli, sottomessi. I bisogni narcisistici di essere amate e di approdare all’accettazione degli altri avevano fatto si, che nell’infanzia ed anche in seguito, esse reprimessero ogni pulsione aggressiva e che anzi non riuscissero mai a opporsi alla volontà altrui, né a sostenere le proprie ragioni, né a produrre un qualche cosa a proprio favore senza che venissero sommerse da sensi di colpa. Un analista attento ci direbbe che qualsiasi paziente in questo stato, parla di se come di una povera cosa sempre in balia delle circostanze e del volere altrui, vittima di un mondo cattivo e persecutorio, un soggetto sempre disposto a dare, ad essere disponibile ad aiutare tutti. In realtà i suoi rapporti umani sono una frana e tendenti a smascherare la cattiveria di coloro che gli sono vicini, contrapposta alla sua bontà sfortunata. E’ visibilissimo che il soggetto si mostra assai disponibile, ma questa disponibilità nasconde un suo “senso di credito” verso gli altri pervaso da completa sfiducia. Un credito mai esigibile, né agognato. Un rapporto con gli altri al di fuori dei suoi reali bisogni e che genera un rifiuto di ogni cosa gli altri potrebbero offrire. Il rapporto è invaso da una profonda delusione nei confronti di ogni alterità, smascherata come malvagia o inadeguata e la reazione a questa delusione e spesso anche violenta. Nella bambina, poiché la dipendenza dagli altri è quella verso i genitori, eccola costretta ad ingraziarseli con mitezza, dolcezza, e sottomissione, scatenando così un conflitto tra due spinte opposte e contraddittorie e l’aggressività che ne deriva, per quanto violenta potesse essere, viene rivolta contro de stessa. Sopra: una delle opere più significative di Luis Royo. Continua...