I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e masochismo) Parte nona.

I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e masochismo) Parte nona.

I mille volti della donna (Identità femminile e masochismo) Parte nona.

Chiudevo il post precedente dicendo che la bambina, nel rapporto genitoriale, ritorce la sua aggressività verso se stessa. Un bravo psicoterapeuta analizzando la persona adulta ci direbbe che dietro un’apparente umiltà e gentilezza, sono evidenti molte delle caratteristiche del masochismo: un’eccessiva richiesta di affetto, posta però in modo da suscitare una risposta negativa e frustrante, una carente autostima sostituita da un egocentrismo infantile, e soprattutto la forte quantità di collera e ostilità (in rimozione, scotomizzate) che sono potentemente attive. E’ noto che in questi adulti l’aggressività si manifesta a livello conscio o esteriorizzata, infatti tendono a incanalare il loro risentimento in disturbi psicosomatici o in fantasie di auto-esaltazione, quasi sempre avvolte dal vittimismo. Uno dei sogni frequenti in questi soggetti è immaginare il proprio funerale dove tutti i suoi nemici in vita, e soprattutto i genitori che non l’avevano capiti, li piangano dolorosamente. Panken, uno dei massimi studiosi di questo fenomeno dice che l’ambivalenza nel primo rapporto madre-figlio sia cruciale nella messa in moto dei modelli di comportamenti masochistici. Sempre Panken dice che le madri dei masochisti sono donne che: <<non hanno ricavato molta gioia dal ruolo materno e hanno tentato, contemporaneamente, di dominare la vita dei loro figli>>. Erano madri invadenti dentro e fuori casa e spesso cercavano di soffocare o limitare tutte le altre esperienze dei loro figli costringendoli sia direttamente che in modo subdolo a comportamenti ridotti o dettati da loro stesse. Queste madri ambivalenti, possessive, ansiose, iperprotettive, perfezioniste, vengono comunque considerate “buone madri” dai figli stessi.  Da qui una serie di patologie ma, tornando a quella masochista, il bambino non vede la madre come cattiva perché rifiuta una forte contrapposizione che creerebbe un ambiente troppo ostile e minaccioso, quindi si muove tra due esigenze: quella di conservare una buona immagine della madre a un livello pre-ambivalenza, e l’esigenza del suo ego di conservare un rapporto oggettuale materno essenziale per sopravvivere. Questo schema è corretto. Per le femmine occorre aggiungere che il distacco materno ha connotazioni narcisistiche e genera un’altra ambivalenza data dalla necessità di liberarsi dall’identificazione materna (dal rapporto simbiotico) e soprattutto nell’adolescenza, può essere fonte di atteggiamenti violenti verso la madre e per  la pulsione narcisistica, dove aggredendo la madre non si vive la sensazione di aggredire “un’altra” ma ancora una volta se stessa. Nei confronti del padre la masochista cercherà in tutti i modi di perseguire un’immagine benigna di lui e più tardi del partner adulto suo sostituto naturale, ai fini della conservazione del rapporto percepito come vitale, il che è reso possibile dalla mancata presa di coscienza dell’ostilità e del sadismo del partner, e del conseguente risentimento di lei. E’ un meccanismo difensivo che deriva dalla mancata immissione di elementi aggressivi nel rapporto che potessero distruggere il rapporto stesso che il masochista sente di dover salvare ad ogni costo per non perdere “se stesso” con la separazione dall’altro. Ora possiamo senza dubbio dire che nell’educazione femminile, nel quadro della mancata integrazione degli impulsi all’autoaffermazione, l’elemento più potente è l’aggressività, che è la spinta meno accettata. Fin dai primi giorni di vita la rabbia femminile quanto più è violenta tanto ha la connotazione dell’impotenza, con tutte le conseguenze devastanti che essa provoca nei confronti dell’Io e della sua autostima. L’Io così aggredito è un io “ridotto” (svalutato, sofferente) e il “bravo" di colui, a cui l’aggressività era inizialmente diretta, diventa vitale. Lo scopo del masochista è quello di indurre l’altro a un comportamento di riparazione che non è disposto a dare, e che comunque se dovesse offrirlo, non sarebbe accettato, né ritenuto valido, né sufficiente. Continua...