I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e scoprirsi sottomessa) Parte seconda

I MILLE VOLTI DELLA DONNA (Identità femminile e scoprirsi sottomessa) Parte seconda

I mille volti della donna (identità femminile e il potere)
Tra identità femminile  e potere ci imbattiamo nella sottomissione, sorretta da un forte masochismo come strumento difensivo che alimenta un narcisimo attaccante ed è qui che alcune donne diventano potenti. In questa potenza ci sono aspetti vitali serissimi e questioni aperte, ci sono questioni di potere con le sue logiche radicate sia ben visibili sia microcosmiche. Non posso non ricordare Saramago e la sua ironia sulle "streghe al rogo" delle autodafé, ma lo ammiro per aver speso, forse l'unico nella storia, attenzione a chi erano veramente le accusate di stregoneria e le credenze a noi tramandate. Esse erano donne di grande intelligenza, spesso belle ed estorte alle famiglie, sottomesse dal clero e di cui il clero temeva l'effetto innamoramento. Si i preti si innamoravano delle loro sottomesse perché erano troppo forti amatrici per essere solo donne di un furtivo piacere. Il risentimento che esse sviluppavano le faceva diventare pericolose, carpivano segreti, sapevano trasformare il dolore fisico in potenza, e quando preti, vescovi e cardinali, dovevano liberarsi di loro (perché pericolose o perché da sostituire con altre più giovani), ecco che scattava l'accusa di stregoneria con la conseguenza che tutti possiamo immaginare, segragazione, tortura per renderle inoffensive e il rogo come monito ed esibizione del potere. Il risentimento della sottomessa si forma e cresce perché un dominante esalta il suo masochismo e ne avvilisce il narcisismo. E' qui che la sottomessa scatena una vera guerra contro il dominante a cui sottrae potenza con la seduzione, con la capacità di resistere al sadismo e diciamolo chiaramente, con il suo talento sessuale, la sua amabilità esemplare che le altre donne sognano o rincorrono inutilmente per tutta la vita. Le vere sottomesse hanno quella bellezza in movimento "verso il maschio" quell'avanzare e sorridere che foto e video non riescono a cogliere, ma che vediamo bene nelle opere di geniali artisti che hanno ritratto le loro insuperabili amanti. Ancora oggi, sono così talentuose da essere odiate dal maschilismo, temute dal clero, ignorate ed evitate dal femminismo perché al contrario ne sarebbe indebolito, ne uscirebbe in frantumi la sua valenza nella lotta sociale. A dare manforte però a clero, femminismo, e maschilismo è la pornografia. Produce poderosi incassi da eiaculatori senza cervello, da pervertiti e da impotenti riducendo le sottomesse a  figure estremizzate, violentate, sminuite e distorte, inaccettabili socialmente. Andiamo oltre che è meglio. Anzi chiudo con una domanda rivolta a tutti. Una società dove tutti i maschi sono omologati e schiavi felici, dove moltissime donne sono in lotta facendo anch'esse "il maschio", dove un ecosistema sta crollando, può fare veramente a meno di un vastissimo elemento sociale in grado di apportare con potenza creatività e fantasia? Credo che non può permetterselo se non arrecando un grave danno condannato da ogni ecosofia, ma anche da ogni buonsenso. Torniamo al tema principale, alla lotta di potere che si scatena tra sottomissione e risentimento verso il dominante. Perché si è catturati da un'ossessiva messainscena? Perché ci si lascia prendere dalla simmetria dei ruoli? Molti sono vittime di un persecutore ma contemporaneamente sono alla disperata ricerca di un salvatore onnipotente. Il salvatore è anche il persecutore più raffinato? Sembra di si, in ogni caso il dominante o, salvatore o, schiavista, ha un ruolo complesso, difficile, soggetto alle intemperanze della dominata. Un ruolo che pochi riescono a ricoprire traendo godimento e felicità diffuse. Alcuni studi veramente seri ci dicono che da piccoli non impariamo solo a essere vittime, ma vivendo in continuità una relazione d'abuso, impariamo che il mondo è fatto da chi infligge dolore e da chi lo subisce e sviluppiamo la fantasia (speranza) che arrivi il nostro salvatore che ci protegge e riscatta. A furia  di essere vessati produciamo strumenti per difenderci. Se nella vita abbiamo conosciuto frusta e indifferenza, nella nostra evoluzione riconosciamo chi le sa somministrare e dove speriamo di trovare salvezza. Molti di noi vivono il paradosso di trovare la liberazione nel proprio carceriere, si ha bisogno delle chiavi per la nostra liberazione e le chiediamo proprio a colui che ci ha imprigionato. Questo lo impariamo da piccoli. Quando non potendo sotituire padri e madri pur se ci violentano, dobbiamo sceglierli perché i più adatti per realizzare la nostra crescita (chiunque altro sarebbe peggiore). Restiamo pur sempre figli che non possono scegliere i genitori. Da adulti ricadiamo facilmente nel ruolo di vittime, abbiamo coscienza di vittime, ma contemporaneamente, senza premeditazione, ribaltiamo quasi per magia i ruoli. Una signora sottomessa si realizzerà come femmina affidando testa e corpo al dominante, ma cercherà e troverà la sua rivincita. Nel letto e nel menage tutto bene, ma come i due protagonisti si allontanano e subentra giusta distrazione del quotidiano, ecco che la sottomessa produce distacco mentale come difesa dal servilismo. Il dominante meno conosce i pensieri, meno sa del  vivere quotidiano della sottomessa e più lei si sente al riparo dal servilismo e dallo schiavismo maschilista. Una vera compensazione. Non importa se il dominante gli ripete che lui non la vuole servile nel menage famigliare, lei non gli crede, perché nella distrazione giornaliera il dominante non rappresenta se stesso, ma la società tutta, rappresenta tutti i maschi e tutti i peggiori maschilismi. Il forte narcisimo della sottomessa annusa il pericolo masochista e reagisce con una violenta quanto brusca reazione producendo un netto distacco che il maschio non comprende, non è nei tempi delle sue possibilità di comprensione e la coppia implode.