I NOSTRI PENSIERI CONCENTRATI SUGLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE
I nostri pensieri concentrati sugli strumenti di comunicazione.
Se vi è capitato di leggere Cecità del grande Saramago, ricorderete gli uomini tutti ciechi o forse che non sapevano leggere, che avevano fondato una nuova città, dato vita a una comunità molto singolare. Oggi ci accade qualcosa di simile. Ci sono tante, troppe, persone che hanno poco da dire ma che essendo potenti, posseggono mezzi di comunicazione e gridano continuamente creando rumore e confusione per nascondere la nullità dei contenuti. Esiste poi una minoranza, che avrebbe molto da dire e che invece non ha la possibilità, non possiede i mezzi per far sentire la propria voce. Fatto sta che ognuno di noi, chi più chi meno, comunica e lo fa in qualsiasi modo che sia uno smartphone o un portatile o entrambi, ma il problema è che alla fine si ha come l'impressione di parlare nel deserto dove, è vero che la voce si propaga indisturbata, ma facilmente viene anche spazzata via dal vento perdendosi nella sordità delle dune. Se è vero che crescere, è perdere il dono della meraviglia di quando eravamo piccoli, vuol dire che siamo diventati tutti vecchi e l'aspetto è traditore. Ci isoliamo, ci disinteressiamo di chi ci sta vicino, lo ignoriamo e comunichiamo idee e considerazioni attraverso strumenti elettronici, curiamo forma e contenuto e divulghiamo bellamente a casaccio attraverso la piattaforma in cui ci riconosciamo o che ci è facile usare. Lamberto Maffei, professore emerito, ci dice che è la globalizzazione ad aver creato la nostra solitudine. Dice che il nostro isolamento deriva da un eccesso di stimoli, dalla saturazione di tutti i ricettori, udito e vista per primi. Queste tempeste di stimoli inducono un'attività frenetica al cervello, ed è un'attività cerebrale che usa strumenti vari, ma ha perso il contatto con gli altri, con i simili. Il nostro è diventato un modo di pensare connesso, incentrato sull'uso della pagina Web, sui like, sui condividi e non sugli altri umani, è una comunicazione rivolta astrattamente e non mirata a degli interlocutori. Nessuno critica i contenuti perché pochissimi li leggono e i social si riempiono di spazzatura. Non esiste un filtro di qualità che ci risparmi stupidità ed indecenza. Prendiamo ad esempio il problema ecologico che rimbalza da anni in tante condivisioni e non c'è un passo avanti verso una vera presa di coscienza. Avete mai sentito parlare di Murray Bookchin? Non credo. Non c'è anima santa che lo posta sui social perché richiederebbe tanta attenzione che nessuno ha sostanza di riservargli. Sono più di 40 anni che scrive libri dove ci spiega: <<l'ecologia sociale è un concetto importantissimo contro l'inerzia del sistemi politici, e che essa non è né ecologia umana né ecosofica, termini e concetti che tendono a deviare l'attenzione dagli aspetti sociali dell’attuale crisi del pianeta>>. E va oltre, sempre parole sue: <<è necessario affrontare onestamente il fatto che, se non trasformiamo la società in senso libertario, gli atteggiamenti e le istituzioni che ci spingono follemente verso il disastro ecologico continueranno a operare, nonostante tutti gli sforzi messi in campo per riformare il sistema sociale dominante>>. Nessuno sa nulla di tutto ciò tranne pochissimi di noi, vecchia generazione, che non si accontantano delle due righe di provocazione su Twitter regno dei neoliberisti intoccabili, ma hanno senso critico e cultura per capire chi ha torto e chi ha ragione.
Se vi è capitato di leggere Cecità del grande Saramago, ricorderete gli uomini tutti ciechi o forse che non sapevano leggere, che avevano fondato una nuova città, dato vita a una comunità molto singolare. Oggi ci accade qualcosa di simile. Ci sono tante, troppe, persone che hanno poco da dire ma che essendo potenti, posseggono mezzi di comunicazione e gridano continuamente creando rumore e confusione per nascondere la nullità dei contenuti. Esiste poi una minoranza, che avrebbe molto da dire e che invece non ha la possibilità, non possiede i mezzi per far sentire la propria voce. Fatto sta che ognuno di noi, chi più chi meno, comunica e lo fa in qualsiasi modo che sia uno smartphone o un portatile o entrambi, ma il problema è che alla fine si ha come l'impressione di parlare nel deserto dove, è vero che la voce si propaga indisturbata, ma facilmente viene anche spazzata via dal vento perdendosi nella sordità delle dune. Se è vero che crescere, è perdere il dono della meraviglia di quando eravamo piccoli, vuol dire che siamo diventati tutti vecchi e l'aspetto è traditore. Ci isoliamo, ci disinteressiamo di chi ci sta vicino, lo ignoriamo e comunichiamo idee e considerazioni attraverso strumenti elettronici, curiamo forma e contenuto e divulghiamo bellamente a casaccio attraverso la piattaforma in cui ci riconosciamo o che ci è facile usare. Lamberto Maffei, professore emerito, ci dice che è la globalizzazione ad aver creato la nostra solitudine. Dice che il nostro isolamento deriva da un eccesso di stimoli, dalla saturazione di tutti i ricettori, udito e vista per primi. Queste tempeste di stimoli inducono un'attività frenetica al cervello, ed è un'attività cerebrale che usa strumenti vari, ma ha perso il contatto con gli altri, con i simili. Il nostro è diventato un modo di pensare connesso, incentrato sull'uso della pagina Web, sui like, sui condividi e non sugli altri umani, è una comunicazione rivolta astrattamente e non mirata a degli interlocutori. Nessuno critica i contenuti perché pochissimi li leggono e i social si riempiono di spazzatura. Non esiste un filtro di qualità che ci risparmi stupidità ed indecenza. Prendiamo ad esempio il problema ecologico che rimbalza da anni in tante condivisioni e non c'è un passo avanti verso una vera presa di coscienza. Avete mai sentito parlare di Murray Bookchin? Non credo. Non c'è anima santa che lo posta sui social perché richiederebbe tanta attenzione che nessuno ha sostanza di riservargli. Sono più di 40 anni che scrive libri dove ci spiega: <<l'ecologia sociale è un concetto importantissimo contro l'inerzia del sistemi politici, e che essa non è né ecologia umana né ecosofica, termini e concetti che tendono a deviare l'attenzione dagli aspetti sociali dell’attuale crisi del pianeta>>. E va oltre, sempre parole sue: <<è necessario affrontare onestamente il fatto che, se non trasformiamo la società in senso libertario, gli atteggiamenti e le istituzioni che ci spingono follemente verso il disastro ecologico continueranno a operare, nonostante tutti gli sforzi messi in campo per riformare il sistema sociale dominante>>. Nessuno sa nulla di tutto ciò tranne pochissimi di noi, vecchia generazione, che non si accontantano delle due righe di provocazione su Twitter regno dei neoliberisti intoccabili, ma hanno senso critico e cultura per capire chi ha torto e chi ha ragione.