I SESSANTENNI DI OGGI TRA LA VITA E LA STRADA.

I SESSANTENNI DI OGGI TRA LA VITA E LA STRADA.

I sessantenni di oggi tra la vita e la strada

Quale è stato il percorso di formazione politica e culturale? Quante volte abbiamo inseguito un nuovo padrone? Alla fine ci hanno imposto quello più schiavista.

Considero la mia storia personale come una crescita minoritaria rispetto a quella di altre figure mie contemporanee. Più tranquilla da un certo punto di vista, meno drammatica, forse persino più felice. L’impegno politico e culturale nasce quando ero uno studente fuori sede che veniva da Rieti (allora le distanze erano più lunghe), iscritto alla facoltà di Architettura a Roma. Quindi, i primi incontri con la politica avvengono tra il ’69 e il ’72 con la partecipazione ad una serie di attività che ora non saprei ricostruire in tutti i dettagli, ma molto partecipate. In quel periodo i temi delle lotte studentesche erano sulla scuola ma anche su questioni internazionali. Architettura di Roma e Firenze e anche la facoltà di Lettere sempre aalla Sapienza si distinsero in quanto i responsabili del movimento studentesco quasi sempre erano anche attivisti di Potere Operaio. C'eravamo anche noi puri giovani comunisti legati a Berlinguer. C'era grande libertà di pensiero, grande fiducia nel futuro, c'erano grandi donne. C'era il femminismo e c'erano donne "modernissime" imprendibili per coraggio e per passione esistenziale. Poi arrivò il 1978, tutto coincise con la morte di Aldo Moro, la gente italica ci confuse con il terrorismo. Questo ci ha disorientato, spiazzato, come movimento studentesco credevamo di poter produrre un mondo migliore invece assimilandoci alle Brigate Rosse ci hanno isolato e sputtanato, siamo tornati in strada da soli e non più come movimento vitale, ed è stato terribile sentirci impotenti, quasi colpevoli di aver pensato di migliorarci, e colpevoli di aver desiderato libere le nostre donne. Poi venne Craxi e la politica occupò ogni spazio della vita sociale, senza entrare nei loro meccanismi arroganti niente lavoro, niente opportunità e niente finanziamenti. Restava farsi manovrare dal potere clericale, appena rafforzatosi con il Concordato capestro gestito proprio dal Bettino nazionale che rubò agli italiani per donare al Vaticano, evento quasi più scandaloso di quello del 1929. Tutto questo produsse due tipi di italiani, quelli instradati dalla politica (pubblica amministrazione, banche,  ecc.), alcun di loro hanno ricevuto pensioni prima di superare i 40 anni, altri non hanno mai lavorato veramente e oggi godono pensioni da nababbi. Noi, italiani minori, che non volevamo  farci manovrare dal sottobosco politico, che avevamo un grande senso di uguaglianza e che credevamo nelle nostre capacità, abbiamo creato quell'esercito delle partite Iva che oggi, essendo in difficoltà, viene facilmente avvilito e accusato. La foto che mettiamo qui a fianco rappresenta tutto la gravità di quello che eravamo e che abbiamo vissuto negli ultimi 40 anni. Nel 2020 eccoci senza futuro. I nostri redditi sono a rischio, le nostre pensioni pure, ed essendo gli italiani che avevano rifiutato le logiche fasciste delle raccomandazioni, siamo sul banco degli imputati. Chi è stato abbattuto dalla crisi, ha subito pignoramenti di case e altri beni, chi ha la forza di rialzarsi viene di nuovo abbattuto dai debiti precedenti e dalle tasse esagerate. I nostri accusatori sono assetati di vendetta perché esercitiamo un pensiero critico verso la pubblica opinione creata dai media in mano a un liberismo sfrenato e senza regole.  Sono loro i sovranisti, ci giudicano e ci offendono. Proprio loro che hanno avuto redditi e vita facili ci vogliono ammanettare se non riusciamo a pagare quell'entità di tasse che proprio le loro furberie hanno alzato fino a farci diventare il paese dei record: abbiamo il debito pubblico più alto d'Europa, i servizi più  costosi e le tasse più sconsiderate del mondo.