I TROPPI STIMOLI CI PORTANO ALL'ISOLAMENTO
I troppi stimoli ci portano all'isolamento.
Nella odierna comunicazione i pochi contenuti veramente utili vengono annegati nel magma di quelli a pagamento. Se vi è capitato di leggere Cecità del grande Saramago, ricorderete tutti gli uomini ciechi o forse che non sapevano leggere, in perenne lotta tra loro. Oggi ci accade qualcosa di simile tra chi ha idee di qualità e chi paga per essere perennemente in vetrina sui social-media. Ci sono tante, troppe, persone che hanno poco da dire, ma che, essendo potenti, posseggono mezzi di comunicazione e gridano continuamente creando rumore e confusione per nascondere la nullità dei contenuti. Esiste poi una minoranza, che avrebbe molto da dire e che invece non ha la possibilità di far sentire la propria voce. Fatto sta che ognuno di noi, chi più chi meno, comunica e lo fa in qualsiasi modo, che sia uno smartphone o un portatile o entrambi, ma il problema è che alla fine si ha come l'impressione di parlare nel deserto, dove è vero che la voce si propaga indisturbata, ma facilmente viene anche spazzata via dal vento perdendosi nella sordità delle dune. Quando clicchiamo mi piace senza aver capito un contenuto, in pratica abbiamo fatto emergere una delle milioni di fesserie a scapito della possibilità di portare a galla, nell'oceano dei social, un contenuto prezioso per milioni di individui. Se è vero che crescere, è perdere il dono della meraviglia di quando eravamo piccoli, vuol dire che siamo diventati tutti vecchi e l'aspetto è traditore. Lamberto Maffei rispettato professore, ci dice che è la globalizzazione ad aver creato la nostra solitudine. Dice che è il nostro isolamento deriva da un eccesso di stimoli, dalla saturazione di tutti i ricettori, udito e vista per primi. Queste tempeste di stimoli inducono un'attività frenetica al cervello, è un'attività cerebrale che usa strumenti vari, ma ha perso il contatto con gli altri, con i simili. Diamo più importanza, ci sentiamo più coinvolti dall'uso dello strumento che non all'umanità e cui siamo rivolti. Quando la stanchezza prende il sopravvento, e ci disconnettiamo lasciandoci andare al sonno ecco che il cervello, non gli pare vero, inizia a tornare a pensare disconnesso. Ad alcuni questa cosa piace moltissimo, invece di pensare in superficie ecco la profondità, ed è da qui che nascono i pensieri davvero utli.
Nella odierna comunicazione i pochi contenuti veramente utili vengono annegati nel magma di quelli a pagamento. Se vi è capitato di leggere Cecità del grande Saramago, ricorderete tutti gli uomini ciechi o forse che non sapevano leggere, in perenne lotta tra loro. Oggi ci accade qualcosa di simile tra chi ha idee di qualità e chi paga per essere perennemente in vetrina sui social-media. Ci sono tante, troppe, persone che hanno poco da dire, ma che, essendo potenti, posseggono mezzi di comunicazione e gridano continuamente creando rumore e confusione per nascondere la nullità dei contenuti. Esiste poi una minoranza, che avrebbe molto da dire e che invece non ha la possibilità di far sentire la propria voce. Fatto sta che ognuno di noi, chi più chi meno, comunica e lo fa in qualsiasi modo, che sia uno smartphone o un portatile o entrambi, ma il problema è che alla fine si ha come l'impressione di parlare nel deserto, dove è vero che la voce si propaga indisturbata, ma facilmente viene anche spazzata via dal vento perdendosi nella sordità delle dune. Quando clicchiamo mi piace senza aver capito un contenuto, in pratica abbiamo fatto emergere una delle milioni di fesserie a scapito della possibilità di portare a galla, nell'oceano dei social, un contenuto prezioso per milioni di individui. Se è vero che crescere, è perdere il dono della meraviglia di quando eravamo piccoli, vuol dire che siamo diventati tutti vecchi e l'aspetto è traditore. Lamberto Maffei rispettato professore, ci dice che è la globalizzazione ad aver creato la nostra solitudine. Dice che è il nostro isolamento deriva da un eccesso di stimoli, dalla saturazione di tutti i ricettori, udito e vista per primi. Queste tempeste di stimoli inducono un'attività frenetica al cervello, è un'attività cerebrale che usa strumenti vari, ma ha perso il contatto con gli altri, con i simili. Diamo più importanza, ci sentiamo più coinvolti dall'uso dello strumento che non all'umanità e cui siamo rivolti. Quando la stanchezza prende il sopravvento, e ci disconnettiamo lasciandoci andare al sonno ecco che il cervello, non gli pare vero, inizia a tornare a pensare disconnesso. Ad alcuni questa cosa piace moltissimo, invece di pensare in superficie ecco la profondità, ed è da qui che nascono i pensieri davvero utli.