IL CORPO MACCHINA E LA SUA COLLOCAZIONE POLITICA
Il corpo macchina e la sua collocazione politica (Il ritorno al patriarcato temuto dalle donne coinvolge anche gli uomini)
Rileggendo in chiave attuale il filo conduttore che lega Foucault, Deleuze e la Haraway, è ora che non si parli di lavoro ma di “bio-lavoro”. Attraverso la natura del bio-lavoro (basato sulla sola performance), si determina l’alienazione del rapporto dei soggetti con il potere riportando al regressivo dominio patriarcale. Foucault, ma anche Canetti e Haraway, mettono al centro la questione degli affetti, delle alleanze, delle relazioni fragilizzate, dell’atomizzazione delle vite, messe completamente a disposizione del lavoro. Il passaggio successivo di questo gruppo di pensatori insiste sulla questione del sapere corporeo che le donne hanno saputo con tanta forza rivendicare. Perché le donne? Perché costoro sono state le ultime a uscire dal dominio patriarcale e oggi sono le prime a rischiare il rientro. Il corpo macchina-desiderio è inceppato dalla selezione umana in corso, una selezione che non ha “cura delle vite”, ma guarda a uno sviluppo tecnocratico che non riesce più a disattivare, né limitare i meccanismi di controllo e nemmeno quelli dell’alienazione. Piacere e desiderio, campo di una ben nota disputa tra Foucault e Deleuze, appaiono simulacri del “tempo che ci resta” (e delle poche energie che il lavoro ci lascia), in cui il corpo-macchina non può che avere come unico scopo il suo essere performativo in quanto cosa, ovvero essere merce di scambio e un valore in moneta nel mercato del lavoro. Finita la lunga giornata lavorativa resta il problema dell’alterità, degli affetti, della fatica di socializzare per via di quella “digitalizzazione delle esistenze” che ci vuole in un tempo sospeso. Un vivere, addestrato e apparentemente addomesticato, dove le domande riferite all’amore, alla cura di se stessi, intese come questioni politiche (in quanto tempo sottratto al lavoro), non hanno risposte. La lucida mente di Cristina Morini (giornalista) ci dice: <<Andare al fondo dell’autenticità dell’erotico significa essere anche esposti ai conflitti o ai tradimenti>>. <<Essere così esposti significa quindi riuscire a vivere nell’empatia, nella difficoltà, nel desiderio rinnovato di prospettiva attraverso le generazioni e coltivando i desideri dispersi>>. E' vero!! Guardiamo a quanta ipocrisia del “pianto greco” su donne stuprate, donne in fuga con bambini, anziani, malati, disabili, di cui in questi mesi traboccano giornali e telegiornali, sta nel fatto che pochi hanno il coraggio di dire che la guerra non fa che enfatizzare tragicamente spudoratamente un ordine dato come “naturale” agli uomini: il potere sui corpi delle donne ed ai neoliberisti sul corpo di tutti. Non importa che si tratti di confinarle nel ruolo di madri, crocerossine, custodi della famiglia, o di umiliarle, violentarle, ucciderle nel privato, sacrificandole come vittime principali nelle loro guerre. La resistenza infinita delle donne non comincia con le guerre, ma è ancora purtroppo dalla terra su cui, in tempi apparentemente "di pace”, cresce il seme velenoso di altre guerre. Le guerre utilizzate per ristabilire bisogni umani tragici, che riportano alla società patriarcale. Per tenere fruibili queste considerazioni che riteniamo inattaccabili, vogliamo concludere che si sta usando la guerra per un retrocedere culturale, per ristabilire uno stato di debolezza economica per intere popolazioni (vincitrici e non), per togliere potere politico a chi dispone della sola forza lavoro come strumento di ingresso al mercato neoliberista. Viviamo un tempo in cui le necessità primarie limitano libertà e rendono difficile il mantenimento di diritti civili che avevamo ritenuto conquistati definitivamente, ma che non era affatto così. Ludovico il Moro premiava continuamente i suoi bravi soldati e oggi un imprenditore ricorre agli stessi metodi, pagando stipendi solo a "chi li merita" (a suo insindacabile giudizio) e chi non è nelle sue simpatie viene facilmente allontanato. Agli uomini, soprattutto a coloro che hanno intrapreso strade innovative nel rapporto con le donne, dico attenzione! Perché questo potente ritorno del patriarcato come strumento di controllo sociale, e così palese nella figura femminile, sta investendo anche gli uomini e il valore politico della forza lavoro di tutti. Un prezzo, un “valore economico” del bio-lavoro stabilito dalle regole neoliberiste senza alcun controllo e senza regole. Continua…