IL DIVENIRE DONNA. Parte seconda (Il vecchio femminismo).

IL DIVENIRE DONNA. Parte seconda (Il vecchio femminismo).

Il divenire donna. Parte seconda (Il vecchio femminismo)

Il vecchio femminismo non comprese questo divenire donna, anzi lo considerò come l'ennesima convocazione ad un processo di subordinazione di genere, ossia un progetto meschino del maschilismo. Attualmente non ci sono più segnali in questo senso e alcune illustri signore (Braidotti e Haraway) si sono interrogate sul significato di <<disfare il genere>>, ovvero, quando Deleuze affermava che: <<anche le donne dovranno imparare a divenire donne>> intendeva, che occorre distruggere la fedele appartenenza di genere, costruita nel tempo, e andare oltre. Perché è così importante il divenire donne? Perché, come dice Donna Haraway, ha a che vedere con la minorità. Nel grande lavoro di Deleuze e Guattari la "minorità" è una delle cose più affascinanti trattate: è nel loro "annunciare" come questa razza bastarda, minoritaria, anarchica, ribelle,  e nomade che irrompe contro le strutture omologanti, maschiliste, capitaliste, che cercano di affermmarsi come figure di potere. Figure di dominio. Questa idea di minorità, del divenire minoritario, non è chiamarsi ai margini, ma una delle tante forze minori sorprendenti e possibili. Lo dimostra Guattari che ripropone il concetto delle "mute". Le mute si formano uscendo dalla gerarchia di gruppo, e diventano potenti in quanto non puntano alla ricostruzione di altre gerarchie o di un altro centro di potere, esse si muovono in senso "rizomatico" (sono azioni pure, non soggetti che agiscono) diventano cioé, un divenire minoritario ma potentissimo. Questo divenire minoritario, dice Deleuze, è un crescere politico, un progetto politico, che ha dalla sua parte la dimensione creativa. Una dimensione creativa che ci dice che quello che troviamo sul pianeta già c'è e non possiamo che adeguarci, ma possiamo "creare quello che manca" compiere degli atti di creazione. Continua...