IL FUTURO CHE NON C'E' (settima parte)

IL FUTURO CHE NON C'E' (settima parte)

Il futuro dell'Italia
La scorsa settimana a seguire le ore drammatiche dei centri più colpiti dal virus, arrivano le porteste nelle carceri ed alcune di esse hanno avuto un epilogo tragico. Ho temuto per le nostre istituzioni, sapendo bene come questi momenti i regimi democratici siano soggetti a pressioni a rischio sfascio. I miei timori erano infondati. Non solo la nostra repubblica parlamentare ha retto ma pur se con qualche tentennamento ha reagito energicamente alla grave situazione mantenendo il rispetto totale alla sua Costituzione, e successivamente si è capito che oltre all'efficenza dimostrata ha dato sfoggio di alti valori umani e democratici. Questo per noi italiani di età alta ha un sapore antico, abbiamo vissuto le tragedie delle stragi impunite, abbiamo vissuto rigurgiti fascisti impuniti, abbiamo vissuto il rapimento e l'uccisione di Moro, la grave fregatura di mani pulite e l'attualità di questi giorni ci ha riportato alla storia appena passata e osservando quello che succede altrove occorre essere fieri della nostra Costituzione. I padri fondatori hanno compiuto un capolavoro e se i nostri parlamentari riuscissero a fare qualche adeguamento necessario ai tempi di oggi, ecco che potremmo contare su un valore aggiunto, un qualcosa in più di tutti gli altri paesi europei e non. Ecco cosa potrebbe accadere nel futuro più immediato: la prima scadenza importante riguarda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la sua carica scade nei primi mesi del 2022. Eugenio Scalfari ci dice: <<La Costituzione non esclude la possibilità di un secondo mandato, ma già sappiamo che questo prolungamento non ci sarà e al Quirinale dovremo avere un nome nuovo. Chi sarà? Bisogna cominciare a pensarci fin d'ora anche perché ci sono candidature diverse ma con gli stessi poteri, oppure con poteri totalmente diversi che trasformerebbero la presidenza della Repubblica in qualche cosa che ricorda piuttosto una dittatura. A Matteo Salvini la dittatura piacerebbe molto. Gli basterebbe una dittatura di tipo francese: Macron è il presidente della Francia e nomina un governo che ha propri poteri ma non quelli di Macron che sono intangibili per tutti gli anni previsti dalla Costituzione. Macron è dunque un dittatore? Non esattamente: ha un governo che governa, da lui nominato ma poi autonomo nei suoi poteri amministrativi. Non quelli politici che restano nelle mani del Presidente. Questa è la Francia e questi sono i vari Paesi dell'Unione europea e tuttavia ci sono molte differenze per esempio tra Macron e la Merkel e non parliamo dell'Italia o della Turchia o della Russia o delle Coree o del Giappone o della Cina e via dicendo. Ma chi c'è in Italia che quella carica, così com'è, potrebbe gestire senza cambiamenti di sostanza ma con una persona dotata di poteri rappresentativi ma sostanziali nell'esercizio di questa rappresentanza? Poiché Mattarella lascerà il Quirinale Mario Draghi potrebbe ricoprire quella carica oppure Walter Veltroni oppure ancora Giuseppe Conte, attuale presidente del Consiglio. Ma c'è anche l'ipotesi di Paolo Gentiloni che forse sarebbe il più adatto a colmare quel vuoto. Si vedrà.>> Mi pare che questa è la prospettiva che ci aspetta. Scalfari ha dimenticato il referendum per dimezzare il numero di deputati e senatori, qui esorto a votare no per due ragioni: una il parlamento sarebbe una specie di "maggiordomo" del presidente del consiglio senza potere di sbarramento e controllo dei voleri del consiglio dei ministri, due diventerebbe impossibile formare le commissioni parlamntari per questione di numeri che si risolverebbe arruolando forze esterne (ingegneri, avvocati, commercialisti) che, come accaduto per le privatizzazioni, sarebbe l'ingresso in Parlamento, dalla porta "di dietro", di affaristi e professionisti senza scrupoli, che ci costrebbero cento volte di più di quello che oggi ci costano senatori e deputati. Altra cosa da non dimenticare è la funzione strategica e democratica della legge elettrale che da decenni ci costringe a votare contro un candidato avverso e mai pro candidato della nostre convinzioni politiche. I motivi sono tanti e lunghi da raccontare ma alle elezioni politiche abbiamo votato contro Craxi, poi contro Berlusconi, contro Salvini. ecc. Così non può andare occorre scegliere un candidato che ci rappresenti, non solo in quelle politiche ma anche alle elezioni regionali e comunali, dove succede anche peggio.