IL NOSTRO GOVERNO STA FACENDO BENE? (seconda parte)

IL NOSTRO GOVERNO STA FACENDO BENE? (seconda parte)

Il nostro governo sta facendo bene? (seconda parte)

Il fattore sicurezza, nella pratica quotidiana.

Il codice civile obbliga certamente le imprese ad organizzare l’attività lavorativa in forma tale da salvaguardare la salute; ma in concreto si tratta, di fronte a un virus, di un concetto astratto. Il recapito di plichi non è solo articolato nel deposito merci (i magazzini di logistica); sia il pubblico (Poste Italiane e società controllate come SDA) sia il privato (DHL, UPS  e altri) provvedono a consegnare su appalto a micro imprese, quasi sempre fuori controllo e continuamente sostituite; queste a loro volta utilizzano singoli soggetti indipendenti, lavoratori irregolari, precari. Girano autocertificati con mezzi propri, magari passano la consegna ad altri; si muovono velocemente e soprattutto è impossibile un vero controllo. Ma guai a fermare questo sistema. Nei cantieri edili più o meno succede la stessa cosa. Capomastri e manovali a loro volta, privi da sempre di tutela, cercano di sopravvivere. Nella piccola industria metalmeccanica o chimica, accanto agli addetti stabilizzati, la logistica in generale va in subappalto. La contaminazione da sostanze tossiche è sempre presente, i lavoratori lo sanno. Per questo motivo nelle due settimane passate hanno reagito, dove potevano, con forme spontanee di sciopero e di protesta, era un tentativo estremo di vivere senza perdere la speranza di salvaguardare se stessi e i loro congiunti. Le organizzazioni sindacali, afferma La Stampa, hanno incanalato la protesta, poi sfociata in un mezzo accordo che ha almeno ridotto un pochino le autorizzazioni a produrre. Il punto è tuttavia un altro: le esigenze del profitto prevalgono sempre su quelle della salute. E’ un sistema che si autoalimenta e rinnova da anni senza alcun miglioramento per chi lavora.

I numeri sono incerti.

I dati ufficiali, comunicati ogni giorno dopo le 18, dalla Protezione Civile sembrano del tutto parziali, comunque di dubbia attendibilità. Lo stesso capo di questa istituzione ammette che in realtà i contagiati potrebbero essere anche 3-4 volte quelli indicati e ancor di più se si considerassero gli asintomatici. Sicuramente in alcune regioni sono stati eseguiti più tamponi che in altre. Ed è evidentissimo che la più forte diffusione del virus s’è avuta, ed è ancora in corso, nelle zone a più alta densità di popolazione e di attività economica, quindi dove c’è più inquinamento. I focolai gestiti in ritardo e male sono in  Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto (a seguire Toscana, Marche e Liguria). E’ la classifica regionale dove c’è più reddito procapite, ma anche aria più irrespirabile.

Stiamo vivendo una drammatica crisi di libertà.

Questa crisi di libertà è stata prodotta politicamente per coprire l’inefficienza totale di un sistema sanitario tenuto in smantellamento da un ventennio, e nessuno parla di categorie più sensibili e in pericolo. La deficienza di libertà, che si manifesta dentro la crisi del virus, è disperata per chi è senza casa per chi vive in condizioni insostenibili per poco spazio di condivisione, per chi ha pochi mezzi di sussistenza e senza un’igiene adeguata. Sono i “clandestini” presi di mira da anni ma che non sono banditi o spacciatori, come tutti pensano da ben indottrinati dallo sciacallaggio politico ma, in concreto, badanti, cuochi, postini, muratori. Gli emarginati. La sacca di povertà, lo avevamo già scritto prima dell’epidemia, è cresciuta negli ultimi anni; la forbice del reddito si è allargata. I ricchi sono più ricchi e sono meno numerosi; i poveri sono più poveri e sono sempre di più.

Che fine hanno fatto i morti nelle carceri?

Il silenzio che è seguito alle morti in carcere ci lascia atterriti, 13 detenuti hanno perso la vita e nessuno ancora oggi, dopo più di un mese ne conosce le vere ragioni. Il ministro di Giustizia, solitamente prodigo di commenti, tace imbarazzato; i giornalisti non fanno domande sgradite e si comportano come se un tale avvenimento straordinario non fosse mai accaduto; le opposizioni non si oppongono; le procure, in particolare quella di Modena che ha in carico nove morti, sono silenziose. Le autopsie non si possono rendere note, è vero, ma su mille e più parlamentari possibile che nessuno fa un’interrogazione al governo su quelle morti?

Perché tutta questa severità verso i cittadini?

L’applicazione iniziale dell’articolo 650 del codice ci trattava tutti come criminali. Poi si è passati alle multe. Non mancano abusi delle forze dell’ordine che strapazzano coloro non in regola. Sono tutte cose da terzo mondo.  A che serve questo dispositivo poliziesco e militare, a cosa serve la caccia a chi passeggia lungo la riva di un torrente? I governanti hanno di fatto trasferito la “colpa” su di noi tutti, ovvero sui singoli soggetti, liberandosi da ogni responsabilità. Vogliono rischiare solo per produrre e incassare consensi con la comolicità dei media. Vogliono fare le prove all’assuefazione al controllo sociale totale per rendere la popolazione sempre più inibita e incapace di ribellarsi. La disciplina di queste settimane è nei fatti un esperimento autoritario, che nasce dalla strumentalizz necessità. Tutto questo avviene mentre numerosi politicanti sia di destra che di sinistra non smettono di invocare coprifuoco, carri armati in strada, droni, ogni sorta di sorveglianza, abolizione della privacy e pene sempre più severe per chi non rimane nell’abitazione. Credetemi siamo arrivati al delirio. Continua…