IL RITORNO DELLA TEMPESTA

IL RITORNO DELLA TEMPESTA

Il ritorno della tempesta

"Non ero affatto decisa ad andare a letto con lui, ma nemmeno a non andarci" disse Maria bisbigliando alla sua amica contrariata. Amica si, ma anche madre "succhia-vita". Dopo la morte del grande padre, la mamma di Maria devota alla santa chiesa, si è sempre posta alla figlia come un cane pastore "aggira" una pecora staccata dal gruppo. Non tollerava che la figliola frequentasse atei, rivoluzionari, comunisti, dissacratori e soprattutto quelli che potevano esaltarne la forte fisicità o la tendenza all'eccesso. "Ho fatto una lunga toletta" aggiunse Maria: sali da bagno profumati, smalto alle unghie delle mani e dei piedi. "Ci risiamo"!! Disse la madre. E ancora Maria: "Roba da piangere! In questi undici anni è pochissimo invecchiato, si è affinato, ha una faccia più interessante, più insolente e le sue invenzioni su tutto e tutti sono feroci e mi spiazzano ancora". "Certo non è stato per pura cortesia che s’è affrettato a invitarmi. Con la scusa di creare un mito del femminismo, una biografia di chissà quale amante, mi ha <<intortellata>> e gli ho detto: vediamoci. "Pensavo poteva essere in ricordo del passato, e temevo, temevo molto che restasse deluso. Che, anch'io potessi restare delusa". "Non è stato cosi". "Dunque, sei contenta"? Chiese la madre. "Lo sarei se fossi andata in avanti". "Quello che era un flebile ricordo mi è ripiombato addosso come un uragano che sconquassa un'isola". "Credevo fosse tutto alle spalle e invece sono scomparsi anni di tranquillità. Undici anni di vita e di mari calmi spariti, come non esistiti, schiacciati tra i sette precedenti e l'incontro di ieri". "Abbiamo cenato in un locale simpatico, dietro il Pantheon: vecchi dischi, dei fantasisti molto comici, dei cantanti con un buon repertorio, genere anarchico. Sembrava conoscesse quasi tutti in sala, artisti vari, teatranti a riposo, informatici, ingegneri (di che non si è capito) più che altro giovani tecnologici, appassionati del web che si avvicinavano al tavolo istigandolo a dire, e osavano tanti complimenti per il mio vestitino. Lui si divertiva, facendo divertire, come un vecchio insegnate che incontra allievi di cui riconosce a malapena le facce ma non i nomi. Tutti ironizzavano su tutto. Si ricordava quali canzoni, quali piatti mi piacevano, aveva mille attenzioni per me, e mi son resa conto di quanto ne abbia poche il buon Marco. E mi faceva anche quei piccoli complimenti un po’ scemi che nessuno mi fa più da un secolo, sulle mie mani, il mio sorriso, la mia voce. Mi infilava una mano dentro i pantaloni per vedere se ricordavo di offrirgli un'apertura da dietro. A poco a poco ho cominciato a lasciarmi cullare da questa tenerezza. Abbiamo attraversato ponte Milvio dove non ero più passata da anni e ho ricordato il punto dove sporgermi a guardare l’acqua, era il suo rito serale, io che gli volgo le spalle e lui che mi blocca forte le mani impadronendosi di tutto. Ho completamente scordato il mio bravo, affidabile Marco. Undici anni dissolti come di vita mai vissuta. Dopotutto, anch’io avevo la mia parte di sorrisi. Mi ha fatto un ritrattino molto grazioso su un tovagliolo di carta: non avevo davvero l’aria di una vecchia scarpa. Ho bevuto un po’, non molto. E quando mi ha vista incerta se invitarlo da me ha detto: ti apro io la porta. Non mi ha lasciata un momento ha ripercorso tutti i suoi riti preferiti che erano anche i miei. Non faceva un gesto come solito, non si è nemmeno spogliato, non mi ha mai tolto le mani di dosso. Gli ho offerto io le mani. Mi è sembrato assurdo vederlo seduto al posto dove di solito si siede il mio uomo. L’allegria mi è passata di colpo. Tutto era tornato, le paure sempre le stesse. "Ho brividi" ho gridato, mi sento travolta. "Ho la pelle bollente", non sono più nelle tue mani, non voglio essere la tua devota. In realtà mamma, mi fido solo di lui. Mi fa scalare una vetta inarrivabile e mi riporta leggera nella discesa di ritorno, un breve tempo per riprendermi e si torna a salire, scendere, salire e salire ancora. Oggi sento forte la paura di non farcela, è tutto così schiacciante per me". Sopra: Ponte Milvio