LA RICERCA DI UNA SENSAZIONE ED ESSERE OBIETTIVI

LA RICERCA DI UNA SENSAZIONE ED ESSERE OBIETTIVI

La ricerca di una sensazione ed essere obiettivi.
E' difficile a questo mondo trovare la sensazione giusta. Quando qualcuno ci dice di essere eccessivamente innamorato, dovrebbe essere capace di compiere gesti eccessivi, altrimenti ci sta intortellando. Essere eccessivi ci fa barcollare, e per asserire di esserlo occorre essere molto precisi e obiettivi. Senz'altro più facili i cuoricini, i "ti amo tantissimo" profusi in gran quantità, essi nascondono l'esigenza di essere sottili, vanno a segno senza specificare se essere assolutamenti veri o una specie di modo di dire. Per "essere eccessivi" in assoluto occorre meticolosità di intenti. Mi immagino due Io, che sanno quanto è problematico "il me" (l'Io di oggi), e come si tengono stretti uno vicino all'altro, uno ci sembra l'amore in senso assoluto, l'altro lo percepiamo come "esercizio abituale", essi sono reciprocamente legati, entrambi sentono di diventare qualcosa di grande e si muovono come due veli che avanzano strofinandosi. Si accavallano, si gonfiano, sventagliano, in questo avanzare è difficile vedere il movimento giusto. E' semplicemente difficile che ci sia nitida la sensazione vera. Siamo protagonisti e apprendisti, influencer e influenzati della nostra stessa storia, delle nostre relazioni passate, tendiamo sempre ad aggiustare per piacerci di più. Occorrerebbe "lo scienziato alieno" che freddamente osserva e giudica senza conoscere bene gli uomini e i loro pregiudizi, ecco lui ci saprebbe dire con obiettività, se amiamo accessivamente o se, ancora una volta siamo immersi nelle nostre solite storie o abitudini. Noi possiamo solo "estraniarci", distanziarci, osservarci con più distacco possibile per capire qualcosa in più. Solo quando diventiamo del tutto obiettivi, quindi più impersonali possibili, è il momento che siamo "interamente amore". Perché solo così saremmo totalmente sensibilità, sentimento e pensiero, e tutti gli elementi che ci "costituiscono" sono affettuosi in quanto tendono "verso l'altro". L'altro se la gode, diventa centrale in ogni circostanza o momento, non importa dove e perché. Dare "centralità" è la nostra risposta all'assenza di precisione, è la capacità di amare che tende verso un obiettività di giudizio, una facilità di giudizio. Cerca di svelare un nuovo stato, ci conduce verso un chiarimento della sensazione. Questo è un processo difficile, un avanzare pieno di ostacoli della conoscenza delle nostre sensazioni. Per questo essere eccessivamente innamorati spesso non ci piace e lo sentiamo come un pericolo di troppa esposizione verso l'altro, di troppa espropriazione di noi stessi. Mettere l'altro al centro è meraviglioso quanto pericoloso, occorre saperlo perseguire e sapersi proteggere. Sopra: un capolavoro di Ives Pires