LA VENDETTA CHE SI OPPONE ALLA VENDETTA, ECCO IL RICATTO
La vendetta che si oppone alla vendetta, ecco il ricatto.
Da: Anche le donne hanno perso la guerra. (Malaparte)
Da: La relazione pura. (su queste pagine il 20 gennaio 2020)
<<Se una coppia "scoppia" spesso degenera in costrizione>>. Come uscirne? Occorre distinguere se "il ricatto" avviene "dentro" la relazione o a relazione oramai finita. Se è a relazione finita serve capire se la sua fine nasce da una decisione unilaterale imposta, o da una scelta condivisa. Se, come avviene quasi sempre, la fine della relazione viene imposta, chi la subisce la percepsice come vendetta a cui "oppone" un'altra venedetta, ed eccoci al ricatto. Diventa necessario che chi non condivide comprenda bene le esigenze del promotore della fine della relazione. In ogni caso è forse opportuno sottolineare che in genere i ricattatori non sono dei mostri. Sovente infatti il ricatto nasce all'interno di una relazione importante ricca di aspetti buoni e positivi e i ricattatori raramente sono spinti dalla cattiveria, il più delle volte, come si è visto, agiscono sull'onda di una profonda difficoltà e paura. In questo senso il ricatto diventa il loro modo di difendersi da ciò che hanno ceduto nel passato (troppo altruismo) e da sentimenti dolorosi (astinenza) e spaventosi (solitudine). Come si è visto si tratta di una modalità relazionale sicuramente nociva: in primo luogo per la persona ricattata, colpita da forte stress e senso di paura, e a lungo andare per tutti e due quindi, anche per il ricattatore. Da quanto detto, appare evidente quanto sia importante uscire da questa modalità relazionale. Il primo passo è quello di riconoscere cosa sta succedendo e rendersi conto di trovarsi implicati nelle modalità relazionali di un ricatto per vendetta. Il secondo passo è dato dal cercare di capire quali sono le profonde motivazioni da cui traggono origine tali modalità e infine è essenziale cercare di correggere i comportamenti che ci fanno star male. In tale processo è assolutamente essenziale fare chiarezza, quindi definire la propria posizione sia se la relazione continua o se le vendette hanno la meglio. Necessita mettere in luce i sentimenti che si provano, affermare ciò di cui si ha bisogno, indicare ciò che si è o non si è disposti ad accettare. Occorre dare pari possibilità di esprimersi. Tutto questo deve portare un maggior benessere personale immediato e rompere la sequenza delle rivalse.
Nel post di qualche mese addietro, "La relazione pure" abbiamo parlato di un etica che tuteli queste coppie che si sono formate di recente e che vivono una relazione senza avere spazi condivisi, ma case personali e a volte distanti, in particolare dicevamo: <<Dobbiamo aggiungere molta attenzione quando percepiamo che il nostro partner investe profondamente i suoi sentimenti a tal punto da renderlo fortemente dipendente, non importa se è sconsiderato o il perché questo avviene, importa invece che si attui seriamente una responsabilità morale.Il partner più debole deve essere protetto, è questo il corretto atteggiamento etico che tutti dobbiamo perseguire>>. Da "Anche le donne hanno perso la guerra" ci piace ricordare: <<In amore, come nelle rivoluzioni, vince colui che ha meno timore dei cambiamenti>>. Aggiungo io: <<Nel caso specifico vince colui che, durante la relazione, non ha prodotto alcun cambiamento e oggi, uscendo dalla coppia, ritorna esattamente dov'era prima>>.
Da: Anche le donne hanno perso la guerra. (Malaparte)
Da: La relazione pura. (su queste pagine il 20 gennaio 2020)
<<Se una coppia "scoppia" spesso degenera in costrizione>>. Come uscirne? Occorre distinguere se "il ricatto" avviene "dentro" la relazione o a relazione oramai finita. Se è a relazione finita serve capire se la sua fine nasce da una decisione unilaterale imposta, o da una scelta condivisa. Se, come avviene quasi sempre, la fine della relazione viene imposta, chi la subisce la percepsice come vendetta a cui "oppone" un'altra venedetta, ed eccoci al ricatto. Diventa necessario che chi non condivide comprenda bene le esigenze del promotore della fine della relazione. In ogni caso è forse opportuno sottolineare che in genere i ricattatori non sono dei mostri. Sovente infatti il ricatto nasce all'interno di una relazione importante ricca di aspetti buoni e positivi e i ricattatori raramente sono spinti dalla cattiveria, il più delle volte, come si è visto, agiscono sull'onda di una profonda difficoltà e paura. In questo senso il ricatto diventa il loro modo di difendersi da ciò che hanno ceduto nel passato (troppo altruismo) e da sentimenti dolorosi (astinenza) e spaventosi (solitudine). Come si è visto si tratta di una modalità relazionale sicuramente nociva: in primo luogo per la persona ricattata, colpita da forte stress e senso di paura, e a lungo andare per tutti e due quindi, anche per il ricattatore. Da quanto detto, appare evidente quanto sia importante uscire da questa modalità relazionale. Il primo passo è quello di riconoscere cosa sta succedendo e rendersi conto di trovarsi implicati nelle modalità relazionali di un ricatto per vendetta. Il secondo passo è dato dal cercare di capire quali sono le profonde motivazioni da cui traggono origine tali modalità e infine è essenziale cercare di correggere i comportamenti che ci fanno star male. In tale processo è assolutamente essenziale fare chiarezza, quindi definire la propria posizione sia se la relazione continua o se le vendette hanno la meglio. Necessita mettere in luce i sentimenti che si provano, affermare ciò di cui si ha bisogno, indicare ciò che si è o non si è disposti ad accettare. Occorre dare pari possibilità di esprimersi. Tutto questo deve portare un maggior benessere personale immediato e rompere la sequenza delle rivalse.
Nel post di qualche mese addietro, "La relazione pure" abbiamo parlato di un etica che tuteli queste coppie che si sono formate di recente e che vivono una relazione senza avere spazi condivisi, ma case personali e a volte distanti, in particolare dicevamo: <<Dobbiamo aggiungere molta attenzione quando percepiamo che il nostro partner investe profondamente i suoi sentimenti a tal punto da renderlo fortemente dipendente, non importa se è sconsiderato o il perché questo avviene, importa invece che si attui seriamente una responsabilità morale.Il partner più debole deve essere protetto, è questo il corretto atteggiamento etico che tutti dobbiamo perseguire>>. Da "Anche le donne hanno perso la guerra" ci piace ricordare: <<In amore, come nelle rivoluzioni, vince colui che ha meno timore dei cambiamenti>>. Aggiungo io: <<Nel caso specifico vince colui che, durante la relazione, non ha prodotto alcun cambiamento e oggi, uscendo dalla coppia, ritorna esattamente dov'era prima>>.