OMAGGIO AL CINEMA CHE NON C'E' PIU'

OMAGGIO AL CINEMA CHE NON C'E' PIU'

Omaggio al cinema che non c'è più. (Ripropongo l'appassionata recensione di un grande film, era giusto nel novembre 2019)
Martin Eden un film romantico e drammatico insieme.
Il marinaio Martin Eden è un dio che ci colpisce. L’attore Luca Marinelli impersona magistralmente l’eroe moderno di Jack London, che contro tutto e tutti afferma con passione potentissima il suo diritto all’individualismo. Alla sala grande dell’Edera di Treviso, mentre attendevo l’ingresso, dalla proiezione precedente sono defluite facce serie, provate, nessuno sorrideva. Uomini accigliati e le loro signore sembravano contente di essere uscite. Cos’era successo in sala? Il marinaio Martin Eden gli ha ricordato che i greci antichi hanno potuto dedicarsi alla filosofia per aver massacrato gli schiavi in altri lavori, che i capitalisti sono diventati potenti utilizzando operai-schiavi nelle fabbriche e soprattutto, ha scaraventato loro in faccia, che i pochi neoliberisti di oggi per accumulare i loro enormi capitali, utilizzano la peggiore delle schiavitù di sempre su miliardi di individui. Essi ci espropriano della nostra individualità, ci trasformano in merce. Si signori!! Un “user” è un individuo manovrato e manovrabile all’infinito, che non ha alcun potere decisionale sulla sua vita. La faccia “schizzata” di Marinelli, a noi spettatori attenti o disattenti, ci ha allagato il cervello con l’evidenza dei ricchi di oggi che annebbiano l’universo di comunicazione spazzatura al fine di non far emergere alcuna voce ragionevole, o giusta, o umana, che ostacolerebbe i loro interessi finanziari. Martin Eden lotta contro la sua ignoranza, diventa uomo leggibile e passionale, interviene a comizi di piazza, lotta fisicamente contro chi gli nega di essere quello che prepotentemente sente di essere. Il film è un’opera fuori dal tempo e diventa una fotografia di almeno cento anni di storia, un astratto simbolico della memoria del passato che si alterna con la voglia di fare politica sul presente. Torniamo al film. Martin Eden, con la faccia di un eccezionale Marinelli, imbocca un percorso costruttivo/distruttivo fatto di sacrifici e malessere vitale che spesso genera delusione, ma che mai rinuncia al progetto, ovvero alla realizzazione di se stesso. Il marinaio è un uomo ricco di intelligenza e creatività che nasce tra i poveri veri, come tanti di noi nati nel dopoguerra, che ha la povertà stampata nella testa, che vedeva nel comunismo solo un padrone diverso ma pur sempre ingordo e schiavista, che passa dall’analfabetismo a tenere importanti lezioni universitarie, incarnando il prototipo dell’uomo umile che si eleva, nonostante che tutto il mondo cercasse di affondare i suoi ideali e la sua vocazione. Il film scorre via veloce e attraente grazie anche a una grande regia di Pietro Marcello  a me sconosciuto, ma che merita di essere seguito. Andatelo a vedere questo film, ne vale la pena e quando uscite di sala sorridete comunque, altrimenti chi entra dopo di voi si fà un’idea negativa del film, che invece è veramente ben fatto.  La potenza mentale, la capacità di attrarre il femminile, la veemenza delle passioni, la sete di capire, l’audacia dei pensieri più scomodi, di Martin Eden sono patrimonio di pochi, ma in ogni tempo quel patrimonio individuale è un elemento di qualità di vita che sorprende ed attrae tutti.