PENSIERI RAPIDI: è urgente un’etica delle opinioni
PENSIERI RAPIDI: è urgente un’etica delle opinioni
Un evento invisibile, ma straordinariamente potente si è imposto negli
ultimi decenni: l’irrazionale ha tracimato gli argini del suo corso non
dannoso. Dilaga il cattivo pensiero, si diffonde sempre di più la riluttanza a
basarsi sulle prove, piuttosto che su informazioni disordinate prese
rapidamente qua e là, nel confuso mondo dell’overdose informativa. Trionfano
gli spericolati della confusione tra vero e falso, malpensanti irremovibili,
menti chiuse e tribali che non sanno quello che pensano. Il delirante nesso
5G-Covid, quello tra vaccini ed autismo, l’inesistenza del cambiamento
climatico, gli alieni e chissà quale loro trama occulta: il falso, benché
rivelato come tale, si propaga come un morbo e diventa un dramma politico. Chi
è affetto da questa malattia della ragione procede pubblicamente a testa alta
ed è riluttante al ravvedimento. Perché non sono sopportabili? Perché le nostre
democrazie non possono sopravvivere alla sistematica falsità dell’informazione.
Il filosofo americano Nadler dice esattamente così: <<le nostre
democrazie non possono sopravvivere ad una valanga di bufale e stupidaggini>>.
«Una società che non attribuisce un
valore più alto alle credenze giustificate rispetto a quelle infondate è un
luogo pericoloso in cui vivere». Non è più il tempo di parlare di tolleranza o del
diritto di credere a ciò che si vuole, perché le nostre società non possono più
prosperare senza cittadini responsabili, cioè quelli che hanno a cuore la
verità. Non possiamo più limitarci a segnalare l’errore, dobbiamo ammonire l’immoralità
di questo tipo di fideismo, dobbiamo pensare alla colpa di coloro che scelgono
di credere a qualcosa che gli viene presentato senza prove sufficienti per
affermarne la veridicità. Chi non ha a cuore la verità è colpevole di
comportamento inappropriato e deleterio per tutti. Quando state per cliccare un
“mi piace” o altri simboli che affermano un consenso, dovete pensare che siete
complici di cattiva informazione e complici dei danni emergenti alla società
tutta. Possibile un rimedio? Certo un antidoto esiste. Abbiamo davanti a noi
un’etica dell’acquisizione delle opinioni, una responsabilità delle convinzioni
che ci può proteggere da un agire al buio. Diversi sono i filosofi che hanno
indicato la strada giusta per stare alla larga dagli affidamenti precipitosi e
dalle evidenze inadeguate. Li voglio citare: Socrate per primo, Cartesio,
Clifford, Popper, essi ci hanno indicato la strada giusta per stare alla larga
dai ciarlatani. Sempre Nadler ma anche Shapiro nella loro bias di conferma, affermano
che abbiamo la colpa di dare credito alle altrui osservazioni che danno peso
alle nostre tesi istintive anche su argomenti che ci sono lontani come
conoscenza. Grazie alla ricchezza della storia della filosofia, ed agli esempi
di accurata e corretta indagine della verità, possiamo ancora salvarci,
possiamo resistere, possiamo evitare che speranze, vantaggi personali,
credenze, umilino la ragionevolezza e l’umile ricerca della verità di ogni buon
cittadino. Umberto Eco, nel 2015, si scagliò contro le «legioni di imbecilli»
che infestavano il web ed altrettanti più grossi imbecilli complici dai like
facili, ma già nel 1961 ritrasse il famoso presentatore televisivo Mike
Bongiorno come un uomo mediocre che non sentiva alcuna curiosità culturale, non
si vergognava di essere ignorante ed anzi consentiva agli spettatori di
glorificare la propria pigrizia e nullità mentale. Pensate se Eco avesse avuto
occasione di scrivere di Striscia la notizia. Negli anni Sessanta Ennio Flaiano
si scatenò contro i “polli d’allevamento” ovvero gli spettatori ridenti delle
scenette pubblicitarie. Negli anni Ottanta lo storico Cipolla scrisse a
proposito delle «leggi della stupidità» e gli scrittori Fruttero e Lucentini si
lamentarono della «prevalenza del cretino». Parlavano della TV di Stato. Oramai
sembriamo tutti assuefatti verso altre amenità dei media più visti, letti ed
ascoltati, omologati nel linguaggio, dove falsi miti vengono presentati come
gemme del saper vivere. Credo davvero che sia saggio proporre un atteggiamento
razionalista a masse di persone che oggi sono trascinate da ondate di
automatismi, abitudini, vantaggi, passioni, desideri, interessi, appartenenze
dubbie, pregiudizi, luoghi comuni, sentito dire, stili di vita, rifiuti della
cultura, disprezzo del sapere, dello studio e soprattutto dei metodi di
apprendimento, che senza di essi, saliamo sul bus della vita stipulando un
abbonamento con l’ignoranza. Sopra: un social popolare