PENSIERI RAPIDI (Il monito del Covid 19)
Il monito del Covid 19
Se guardiamo alcune statistiche esse dicono che in Italia i decessi sono stati direttamente proporzionali alla maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie. Ovvero in quelle regioni più ricche dove si è fatta più attenzione a dolori e doloretti, e di conseguenza sono state somministrate più medicine si sono registrati il maggior numero di contagi e di morti. In queste aree più che in altre il Covid ha insegnato la necessità del medico di base, così come si era affermato negli anni Cinquanta/Sessanta/Settanta. Per capire la mia affermazione occore fare una consistente premessa e parlare di un nostro forte dualismo: ai tempi della grande crisi della psicoterapia, quando parliamo di presenza fisica dell'uomo sulla terra, dobbiamo altresì occuparci della dualità tra corporeo e la presenza attiva di esso legata al resto del mondo. In altre parole dobbiamo pensare, riflettere sul nostro "bipolarismo psicofisico" e sul suo superamento ben descritto dal Prof. Garimberti. Che dice: <<Il corpo dell' uomo vivente è presenza attiva nel mondo, mentre le cose sono oggetti passivi, che non agiscono. L' uomo entra nel mondo e si apre ad esso, accoglie i fenomeni, li analizza e si comporta di conseguenza>>. In condizioni di buona salute, se isoliamo il corpo dal suo vissuto, se analizziamo il suo sangue, potremo conoscere lo stato dei suoi organi, ma non interpretare il comportamento del corpo vitale nel mondo in cui vive. Quel corpo piange di fronte ad un dispiacere, o è felice quando vede nascere una nuova vita. Sempre il Professore: <<L'organismo biologico, il corpo come cosa, è quindi diverso dal corpo vitale, quello che agisce e pensa, soffre e ama>>. Per comprendere il "corpo che agisce" occorre analizzare la sua "presenza" nel mondo. La psicologia non deve limitarsi ad enumerare i sintomi, il riso, il pianto, la reazione violenta, l'aggressività, ed inquadrarli in schemi a cui dare un nome di malattia, ma deve comprendere il significato di questi fenomeni, di queste apparenze del corpo, e metterle in relazione con una causa, che non è solo variazione ormonale o processo biochimico intracellulare.
E' da un alterato rapporto col mondo che insorge la malattia della mente; la mente è il nostro tramite col mondo, la sua malattia indica un alterata presenza dell' individuo nel mondo.
La malattia fisica del fegato, del cuore, del polmone, o altro si manifesta con una ridotta funzione di quell'organo interessato a cui segue un progressivo distacco dell'individuo dal mondo, con la conseguenza di una ridotta "operatività" e di possibilità di agire. E' così che diventiamo evanescenti, il mondo esterno svanisce progressivamente e il nostro corpo occupa ogni pensiero e la capacità di agire diminuisce. Nella malattia psichica invece, rispetto alla malattia fisica, c'è un capovolgimento di presenza. Il nostro star male nasce da una mancata apertura del corpo vivente al mondo che è visto come ostile, inospitale. In questo fraintendimento è l' essenza stessa della malattia mentale. La conseguenza è un estraniarsi progressivo dal mondo stesso, un occuparsi solo di sè, un dirigere le proprie pulsioni verso sè stesso, con insorgenza di quei disturbi che vengono definiti somatizzazioni, come gastrite, colite, cefalea, oppure uno stato permanente di inimicizia verso gli altri, ritenuti colpevoli della propria infelicità. La presenza del medico di famiglia era un supporto sulla generalità dei disturbi di un paziente, non solo era in grado di diagnosticare un problema fisico, ma anche una serie di cause che lo avevano determinato. Oggi tutto è diventato "corpo" curabile e la sua massiccia attività verso il mondo sembra essere completamente messa da parte, a tutto c'è un rimedio chimico. La grande invasione dei prodotti farmaceutici ha in sostanza eliminato la classica figura del medico per fare spazio alle necessità commerciali. Da questo evento oramai quarantennale, si sono sviluppate una serie di terapie senza fine che trasformano un paziente in un cliente "malato cronico". Il marketing ha aiutato questo processo, che qui in Italia ha prodotto circa 18000 ricche farmacie e poveri dottori "della mutua" i quali come reazione cercano anche loro il business dispensando medicamenti a iosa, curando la malattia e fregandosene della causa che l'ha generata. Concludo che è necessaria, almeno in Italia, un'inversione di tendenza, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) deve tornare a investire sui medici di base e smettere di considerare la farmacia come "il baluardo efficiente della salute" vicino ai pazienti. Tutti sappiamo che è falso. Quello che veramente accade in farmacia è che se il medico ti prescrive un medicamento importante, quando vai con la tua "ricetta rossa" piena di codici a ritirarlo il farmacista cerca di venderti, al solo fine di lucro, ogni porcheria chimica possibile.
Se guardiamo alcune statistiche esse dicono che in Italia i decessi sono stati direttamente proporzionali alla maggiore attenzione alla prevenzione delle malattie. Ovvero in quelle regioni più ricche dove si è fatta più attenzione a dolori e doloretti, e di conseguenza sono state somministrate più medicine si sono registrati il maggior numero di contagi e di morti. In queste aree più che in altre il Covid ha insegnato la necessità del medico di base, così come si era affermato negli anni Cinquanta/Sessanta/Settanta. Per capire la mia affermazione occore fare una consistente premessa e parlare di un nostro forte dualismo: ai tempi della grande crisi della psicoterapia, quando parliamo di presenza fisica dell'uomo sulla terra, dobbiamo altresì occuparci della dualità tra corporeo e la presenza attiva di esso legata al resto del mondo. In altre parole dobbiamo pensare, riflettere sul nostro "bipolarismo psicofisico" e sul suo superamento ben descritto dal Prof. Garimberti. Che dice: <<Il corpo dell' uomo vivente è presenza attiva nel mondo, mentre le cose sono oggetti passivi, che non agiscono. L' uomo entra nel mondo e si apre ad esso, accoglie i fenomeni, li analizza e si comporta di conseguenza>>. In condizioni di buona salute, se isoliamo il corpo dal suo vissuto, se analizziamo il suo sangue, potremo conoscere lo stato dei suoi organi, ma non interpretare il comportamento del corpo vitale nel mondo in cui vive. Quel corpo piange di fronte ad un dispiacere, o è felice quando vede nascere una nuova vita. Sempre il Professore: <<L'organismo biologico, il corpo come cosa, è quindi diverso dal corpo vitale, quello che agisce e pensa, soffre e ama>>. Per comprendere il "corpo che agisce" occorre analizzare la sua "presenza" nel mondo. La psicologia non deve limitarsi ad enumerare i sintomi, il riso, il pianto, la reazione violenta, l'aggressività, ed inquadrarli in schemi a cui dare un nome di malattia, ma deve comprendere il significato di questi fenomeni, di queste apparenze del corpo, e metterle in relazione con una causa, che non è solo variazione ormonale o processo biochimico intracellulare.
E' da un alterato rapporto col mondo che insorge la malattia della mente; la mente è il nostro tramite col mondo, la sua malattia indica un alterata presenza dell' individuo nel mondo.
La malattia fisica del fegato, del cuore, del polmone, o altro si manifesta con una ridotta funzione di quell'organo interessato a cui segue un progressivo distacco dell'individuo dal mondo, con la conseguenza di una ridotta "operatività" e di possibilità di agire. E' così che diventiamo evanescenti, il mondo esterno svanisce progressivamente e il nostro corpo occupa ogni pensiero e la capacità di agire diminuisce. Nella malattia psichica invece, rispetto alla malattia fisica, c'è un capovolgimento di presenza. Il nostro star male nasce da una mancata apertura del corpo vivente al mondo che è visto come ostile, inospitale. In questo fraintendimento è l' essenza stessa della malattia mentale. La conseguenza è un estraniarsi progressivo dal mondo stesso, un occuparsi solo di sè, un dirigere le proprie pulsioni verso sè stesso, con insorgenza di quei disturbi che vengono definiti somatizzazioni, come gastrite, colite, cefalea, oppure uno stato permanente di inimicizia verso gli altri, ritenuti colpevoli della propria infelicità. La presenza del medico di famiglia era un supporto sulla generalità dei disturbi di un paziente, non solo era in grado di diagnosticare un problema fisico, ma anche una serie di cause che lo avevano determinato. Oggi tutto è diventato "corpo" curabile e la sua massiccia attività verso il mondo sembra essere completamente messa da parte, a tutto c'è un rimedio chimico. La grande invasione dei prodotti farmaceutici ha in sostanza eliminato la classica figura del medico per fare spazio alle necessità commerciali. Da questo evento oramai quarantennale, si sono sviluppate una serie di terapie senza fine che trasformano un paziente in un cliente "malato cronico". Il marketing ha aiutato questo processo, che qui in Italia ha prodotto circa 18000 ricche farmacie e poveri dottori "della mutua" i quali come reazione cercano anche loro il business dispensando medicamenti a iosa, curando la malattia e fregandosene della causa che l'ha generata. Concludo che è necessaria, almeno in Italia, un'inversione di tendenza, il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) deve tornare a investire sui medici di base e smettere di considerare la farmacia come "il baluardo efficiente della salute" vicino ai pazienti. Tutti sappiamo che è falso. Quello che veramente accade in farmacia è che se il medico ti prescrive un medicamento importante, quando vai con la tua "ricetta rossa" piena di codici a ritirarlo il farmacista cerca di venderti, al solo fine di lucro, ogni porcheria chimica possibile.