PENSIERI RAPIDI: INSEGNAMENTO E FEMMINISMO

PENSIERI RAPIDI: INSEGNAMENTO E FEMMINISMO

PENSIERI RAPIDI: Insegnamento e femminismo

Il mio insegnante di italiano ripeteva: <<Per imparare ci vuole gente spensierata, che applica l’immaginazione in una relazione educativa situata nel tempo e nel luogo in cui si vive>>. Concetto ineccepibile, ma nella scuola di oggi spesso sono la demoralizzazione e il disimpegno (politico) a prendere il sopravvento. Intorno all’insegnamento il dibattito è schiacciato sulla dimensione meritocratica e imprenditoriale, tutto sembra immutabile e il futuro è reso incerto dall’indebolimento della capacità di pensare e agire insieme. L’abbandono della politica sembra più grave dell’astensione alle votazioni politiche e sta producendo effetti inquietanti. Qualche numero sulla scuola italiana: 8,5 milioni di studenti; 800 mila docenti di cui l’83% è donna. Nonostante la massiccia presenza delle donne nel corpo insegnante, l’educazione sentimentale, la sensibilizzazione contro il bullismo e contro le violenze, sono sostenute da accaduti di formazione con protagonisti pochi docenti attenti. Sempre il mio insegnante: <<La scuola è uno spazio determinato dalle relazioni>>. La scuola ha la forza generativa di creare un altro mondo intorno alla persona e ai suoi bisogni, oltre la famiglia c’è la scuola. Tutto vero, importante, ma i sentimenti, la sessualità, la fragilità, sono sempre stati esclusi dall’insegnamento, ma emozione e apprendimento non sono aspetti giovanili separabili. Le statistiche ci dicono che molto frequentemente, non è incapacità o mancata applicazione a determinare i risultati degli studenti, bensì disturbi di ansia e depressione. Uno studente su quattro è vittima di questi disturbi. Sono queste le cause che hanno portato al 15% il numero di abbandoni rilevati in Italia negli ultimi anni. Per far sì che la scuola diventi il luogo primario contro tutte le violenze, occorre salvarla dall’attacco di chi la violenza la riproduce, o la finanzia, come negli eclatanti esempi di Sigonella (350 studenti militarizzati nella base Nato), e del coinvolgimento nella formazione della Leonardo Spa, colosso attivo nel settore difesa e sicurezza. E’ un fatto rilevante che qui in Italia il partito più votato tra i docenti (quindi dalle donne insegnanti), sia un partito di destra. E’ visibile lo stato di abbandono delle strutture scolastiche, come è sotto i nostri occhi un continuo tentennare dei femminismi nel riappropriarsi di quei saperi che storicamente gli sono stati tolti. Le pratiche femministe sono determinanti per la costruzione di una comunità che rimetta al centro il desiderio, la crescita, la realizzazione individuale. Solo insieme, studenti, insegnanti, genitori, e cittadinanza possono dare forme nuove a una prospettiva di futuro, che non è altro che la società in cui desideriamo vivere. Il futuro dei giovani è nell’esperienza generativa, ed anche conflittuale insita nella scuola. Per qualche decennio abbiamo assistito all’assenza di tensione del conflitto nell’ambiente scolastico con il risultato di una lunga depressione dell’ambiente, divenuto, sterile, negativo, condizionato, anziché pacificato come sembrava in apparenza. Ma cambiare la scuola è possibile, il cambiamento è iniziato, basta una spinta femminista per prendere vigore avvicinarla alla buona politica. Il mese prossimo a Roma iniziano una serie di incontri che speriamo siano molti anche in seguito, per uscire da esemplari fatti isolati di buona scuola, e creare un nuovo sistema scolastico strutturato. Si incontreranno: docenti, studenti, amministratrici pubbliche, scrittrici, attiviste, per provare ad intrecciare connessioni tra quei percorsi e quelle pratiche che accelerano le relazioni, fanno vivere parole nuove in inedite reti. Si faccia finalmente politica femminista, superando l’isolamento e l’idea che la scuola sia immutabile. Fare scuola per “essere scuola” nasce dalla convinzione che “remare insieme” dia più forza, soprattutto ai tempi di una grande deriva autoritaria. 

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