PENSIERI RAPIDI: Italia, una settimana dopo le elezioni.
PENSIERI RAPIDI: Italia, una settimana dopo le elezioni.
Proveniente dall’Italia sinistrorsa, il continuo evocare lo spavento che ci provoca il neo/fascismo, interpretato da FDI da una settimana prima forza politica del paese, rischia di inverarlo - o quantomeno di “soffiare sul fuoco”. L’appiattimento del presente sul passato non tiene conto che il neoliberismo ha modificato i rapporti tra politica ed economia e di conseguenza ha stravolto il modo di gestire il potere e le logiche di comando, nonché gli equilibri tra potere e potere. Faccio un esempio. Lo scorso anno è bastata passasse una piccola norma nella gestione dei cantieri edili e nei montaggi industriali (obbligo delle forze dell’ordine di anticipare all’amministratore dell’impresa data e ora del controllo), ed ecco che a 10 mesi di distanza dal provvedimento, registriamo quasi 800 morti sul lavoro. Il potere che gestisce il controllo ha dovuto cedere parte del suo potere a quello degli imprenditori in veste di controllati. Tornando alla situazione italiana a una settimana dalle elezioni, il fatto più evidente è come la leader del partito vincente abbia esaltato la sicurezza di ruolo sui rapporti tra donne e destra, nonché sugli equivoci del femminismo. E’ facile affermare infatti, che la destra abbia raggiunto in questa settimana una sorta di culmine “insopportabile” nell’autovalorizzazione di sé come partito privilegiato della crescita della presenza femminile al potere. Non è la prima volta che vedo il femminismo sbandare facendosi confondere da tali retoriche: accadde negli anni Ottanta con Bettino Craxi, accadde con Berlusconi negli anni Novanta. Allora come oggi tali retoriche altro non sono che provocazioni connesse a sirene dell’emancipazione, a esaltazioni individualiste, a incarnazioni del potere personale e delle “qualità”/capacità uniche della “donna forte”, rievocazione in abiti femminili dell’uomo forte, che escludono le altre e cancellano ogni idea pratica di politica collettiva al femminile. L’ottimismo di un momento politico favorevole in cui era chiaro una maggior presenza delle donne in alcuni settori importanti, si rivelò a breve uno sfruttamento delle caratteristiche femminili nel lavoro. Quella che sembrava una femminilizzazione del lavoro, divenne ben presto un’estrema forma di precariato esistenziale. I settori del movimento femminista di allora che sposarono l’enfasi del momento (solo apparentemente favorevole), si trovarono difronte ad aspettative distorte rispetto a un processo che non ha consentito affatto di esprimere nel mondo del lavoro le potenzialità femminili differenti, ma le ha ricondotte, imbrigliate a modelli affaristici di convenienza. Oggi sta accadendo qualcosa di simile o peggio? Da molte testate leggiamo discorsi che rischiano di annullare il notevole patrimonio alternativo delle donne in politica. Escono allo scoperto i sempiterni problemi del femminismo, un femminismo che esprime molte visioni che dividono anziché unire, proprio nel momento in cui sono necessari uno sguardo e un fronte comune. Il femminismo politico deve saper rispondere alla donna madre cristiana se deve schierarsi con questa destra vincente che vuole consolidare il sentimento nazionale e probabili politiche razziste e sessiste. Il femminismo deve rispondere se vuole collocarsi al centro, lontano dai due schieramenti italiani e proteggere il suo cosmopolitismo di crescita nel suo interno, e ondeggiare per carpire momenti favorevoli sia da una che dall’altra parte. Deve rispondere al perché si voglia sostenere una donna che, seppur encomiabile, nella sua scalata al potere, impersona interamente l’apparato di pensiero maschile e patriarcale e tutta la simbologia dell’universo maschile occidentale. Dobbiamo ricordare Margaret Thatcher, una donna europea di immenso potere. La sua sola presenza e potente figura femminile e politica, non riuscì a evitare di travolgere le femministe inglesi dell’epoca impegnate in lotte per l’emancipazione. Oggi l’Italia ha bisogno di qualcosa di importante dal femminismo, ha bisogno della sua unità. Questa, è stata la settimana dell’ascesa di credibilità della destra che ripone il suo appeal nello spazio che lascia alle donne, in un momento storico contrassegnato da un neoliberismo potentissimo, che mira ad aggregare, ad allargare i gruppi di consenso verso tutte le identità di genere, donne, giovani, omosessuali, immigrati, con il solo fine di espandersi e conservarsi. Per adesso sembra ci siano soltanto le giovani donne, scese in piazza il 27 settembre nella giornata internazionale in difesa delle leggi sull’aborto assistito, ad avere idee chiare: via dalla sinistra che non le rappresenta, ma grande vigilanza e distacco dalla destra emergente con a capo la “femminista” romana. Sopra: un'immagine del Colosseo simbolo della romanità