PENSIERI RAPIDI: La competizione come disciplina.
PENSIERI RAPIDI: La competizione come disciplina.
All'inizio degli anni Novanta la nostra vita venne sommersa e aggredita da due credi potentissimi: essere sempre competitivi e sempre disponibili. Competitivi voleva dire lavorare bene, lavorare molto ed essere economici. Essere sempre disponibili era reperibilità totale, sempre connessi con l'azienda, grazie all'avvento della telefonia mobile. Efficentismo, disciplina, aggressività e dedizione al settore di appartenenza, divennero religione di tutti. Le rifiutai tutte. Sembravo, e ancora oggi sembro, un eretico, un fuorilegge, un disertore. Ho difeso e conservato gran parte del mio tempo libero, un po' di libertà, e restato a distanza di sicurezza da ogni forma di competizione, (anche sportiva o del tempo libero). Non sono riuscito a concepire una vita senza la possibilità di cercare, di fare cose nuove, di dire no a una qualsiasi autorità sociale, politica, letteraria, artistica, filosofica, religiosa. Non ho voluto competere con nessuno. Chi si mette in competizione con me perde solo tempo. Io competo solo con me stesso, per oltrepassare i miei limiti, per vincere le mie paure, lottare contro i miei difetti, per superare le mie difficoltà. E questa, è già una lotta molto impegnativa.
All'inizio degli anni Novanta la nostra vita venne sommersa e aggredita da due credi potentissimi: essere sempre competitivi e sempre disponibili. Competitivi voleva dire lavorare bene, lavorare molto ed essere economici. Essere sempre disponibili era reperibilità totale, sempre connessi con l'azienda, grazie all'avvento della telefonia mobile. Efficentismo, disciplina, aggressività e dedizione al settore di appartenenza, divennero religione di tutti. Le rifiutai tutte. Sembravo, e ancora oggi sembro, un eretico, un fuorilegge, un disertore. Ho difeso e conservato gran parte del mio tempo libero, un po' di libertà, e restato a distanza di sicurezza da ogni forma di competizione, (anche sportiva o del tempo libero). Non sono riuscito a concepire una vita senza la possibilità di cercare, di fare cose nuove, di dire no a una qualsiasi autorità sociale, politica, letteraria, artistica, filosofica, religiosa. Non ho voluto competere con nessuno. Chi si mette in competizione con me perde solo tempo. Io competo solo con me stesso, per oltrepassare i miei limiti, per vincere le mie paure, lottare contro i miei difetti, per superare le mie difficoltà. E questa, è già una lotta molto impegnativa.