PENSIERI RAPIDI: La normalità

PENSIERI RAPIDI: La normalità

PENSIERI RAPIDI: La normalità
Cos'è la normalità? Camus dice: <<E' l'unica invenzione di chi non ha un briciolo di fantasia>>. Come possiamo non essere daccordo con lui. Camus, nato povero, non perdonava a Sartre alcuni atteggiamenti conformisti dovuti alla sua vita di figlio di famiglia agiata, e soprattutto il ringhiare del Sartre "polemista" contro i lavoratori, a parer suo schiavi dell'epoca, che non si ribellavano ai padroni. Perché dico questo? Perché la normalità ha un suo relativismo. Per Camus lavorare molto era una cosa normale,  per Sartre lo era molto meno. Un tatuaggio che copre tutto il corpo è normale? Un cane che dorme nel letto matrimoniale con il padroncino è normale? Quello che ci appare normale a noi potrebbe essere strano per altri. Più facile invece parlare di coloro, uomini qualsiasi, che trascorrono una vita alla ricerca della normalità, una tipologia di uomini che non riescono a liberarsi mai da un eccesso di normalità che permea ogni aspetto della loro vita. La società, infatti, considera la normalità come un tratto positivo che rappresenta il benessere, la tranquillità e la civiltà. Essere normali significa seguire le regole, essere conformi alla legge e alla prassi consolidata, generando un senso di sicurezza che evita sensi di colpa, minacce ed estraneità. Colpa anche della pubblicità/propaganda, ci sono persone che vedono l’adeguamento sociale come un obbligo ossessivo, una condizione necessaria per la loro sopravvivenza. Questi individui sono affetti da una vera patologia che si manifesta da un eccesso di normalità. La normalità diventa in questo caso, una sintomatologia di disagio, poiché viene applicata con una rigidità compulsiva. Questi signori cercano costantemente di aderire ai canoni del comportamento sociale in modo da sentirsi integrati in un gruppo, perdendo di vista la propria identità individuale. E' in questo modo che viene annullata la propria individualità, che si fonde in un magma indifferenziato in cui ogni elemento soggettivante perde valore e riconoscibilità, sacrificandosi alla causa di un’omologazione indiscriminata. Nasce così l'omologazione che caratterizza soprattutto la cultura maschile, perché quella femminile ha la fortuna di contare sulle distinzioni caratteriali, intime ed emozionali che i maschi disconoscono. Questi "normali" sono stabili, sicuri, tranquilli ed educati. Soffrono in silenzio, stringono i denti, ma si attengono a comportamenti allineati a quegli degli altri. Non hanno passioni particolari, sono di umore stabile perché privi di emozioni. Si dedicano alla routine quotidiana, collezionano oggetti in modo ordinato e sono sempre uguali a sé stessi. Vivono in una dimensione di vita banale e prosaica, improntata all’agire più che al fare, al compiere più che all’elaborare, all’imitare più che al creare. Il loro comportamento non si discosta da quello della collettività e tutto è programmato nella loro vita, sanno esattamente cosa mangeranno, come si vestiranno e quali acquisti effettueranno ogni giorno. Sono molto preoccupati di perdere il controllo e quindi le loro condotte non si discostano, in contenuti e orientamenti, da quelli degli altri. Senza la nostra spiccata individualità, abbiamo una visione distorta della realtà, una visione indotta dei comportamenti, un'assimilazione di ciò che non ci appartiene. La relazione tra realtà percepita e realtà vera è la medesima di quella esistente tra ciò che consideriamo virtuale e gli strumenti che lo pongono sui nostri sensi. L'intuizione non è collettiva, la percezione non è collettiva. Questa strana moderna omologazione, o perdita della nostra singolarità, ci pone davanti un mondo che non è quello vero, percepito dai nostri sensi, ma quello che per varie ragioni la collettività ci fa vedere. Quindi se io fossi un "normale" che scrive di normalità, sarei come un artista che ricalca un'immagine o, peggio ancora, come un folle che ci spiega la follia. In molte situazioni in cui la vita ci sorprende è molto semplificato e rilassante non usare il nostro cervello e imitare gli altri, gli esempi più visibili. Siamo noi i responsabili, i collusi con i gruppi di speculatori organizzati, che ci rubano vita, facendoci credere con molta facilità, che è "normale" anche quello che normale non è affatto.