PENSIERI RAPIDI: LE PAROLE E VIVERE IN COPPIA
Pensieri rapidi: le parole e vivere in coppia
Quando ci interessiamo delle parole e dell'uso che ne facciamo, dobbiamo dare ascolto a chi ha un sistema pensiero non comune. Dare credito alle voci fuori dal coro e a chi "asserisce" su questo e quello, supportando ciò che dice con dimostrazioni, con precisione e soprattutto citando le fonti con ogni rispetto possibile. Qui riproponiamo con semplicità alcune considerazioni sull'uso delle parole fatte da una mente illuminata, quella di Lamberto Maffei, professore emerito: <<Le parole, dando ragione a Voltaire, sono state date all'uomo per ingannare se stesso e gli altri>>. Ingannare il prossimo è forse uno di giochi più impegnativi dell'intelligenza. Ancora Maffei: <<Più genuino e veritiero può essere solo il linguaggio dei segni, perché i sordomuti non riescono a nascondere emozioni e bugie>>. La rete c'è ed è utilissima, ma solo quando riesce ad emergere il comunicare di coloro che hanno pensieri o informazioni utili o sagge. Tutti abbiamo il dovere di essere cittadini critici e non passivi difronte a messaggi ingannevoli di mercanti e di politici in carriera. Fondare i comportamenti nella conoscenza di se stessi e degli altri è base essenziale per ogni forma di libertà e rispetto delle identità. Isolandoci non saremo più nessuno. Ecco quindi che nell'epoca delle reti, la questione centrale è conoscere se stessi. Parlando della mia generazione accade che noi sessantenni di oggi, che abbiamo vissuto cambiamenti epocali sia nei costumi sia nella comunicazione, abbiamo una grossa lacuna, non ci conosciamo. Perché questo? Perché da quando siamo nati abbiamo dato ascolto a tutto e tutti. Abbiamo seguito credi e tradizioni, siamo stati affascinati dal passato, e contemporaneamente dalle mode promosse dal marketing. Senza un minimo di filtro critico ci siamo fatti guidare dalla pubblicità, dal cinema e soprattutto dalla TV, con il risultato che conosciamo sicuramente molte cose, abbiamo studiato molto, ma non conosciamo noi stessi. Non ci conosciamo perché abbiamo nascosto, trscurato, il nostro intimo essere con i suoi desideri, affossandolo in altre forme futili di appagamento dettate dal consumismo. Abbiamo completamente ignorato o messo in un angolo l'erotismo che è un potente strumento per la conoscenza di noi stessi. Abbiamo rinunciato all'autonomia del nostro pensiero seguendo facili scie semiotiche comportamentali reiterate fino alla nausea. Abbiamo imitato, gesticolato, usato frasi fatte, come fossimo stati un imbuto che riceve un'ondata di liquidi "travasati" . Abbiamo gestito amore, sesso, emozioni, copiando comportamenti e modi di fare scambiati per "tecniche" sicure apprese dai serial televisivi. Tutto era ed è palestra, passeggiata con il cane, tutto è esibizione muscolare senza scopo o linea di pensiero. Ora, quando è esageratamente tardi, scopriamo nuove empatie, nuovi sentimenti e nuove emozioni senza saperle gestire. Cerchiamo personalità più trainanti, più eclettiche, e quando le troviamo arriva entusiasmo e siamo curiosi, temiamo il diverso e nello stesso tempo amiamo competere, vogliamo misurarci. Usiamo troppe parole e siamo molto confusi negli atteggiamenti. Disperdiamo energie preziose tra un'incerta rivalutazione del nostro passato spesso vissuto malissimo, e nuove sensazioni emozionanti che generano turbamento imprevisto che ci porta in confusione. Questi sentimenti e turbamenti preziosi, vengono affossati in modi di fare confusi e infantili. Usiamo troppe parole: io ho fatto ..io ho detto ..io ..io e ancora io, in una crescente e imbarazzante forma di egocentrismo deleterio. A sessant'anni non conta cosa si è stati o cosa si è fatto, è importante la capacità di vivere che abbiamo accumulato, è importante saper gestire emozioni forti, e problemi esistenziali tipici della nostra età. Le troppe parole di autocelebrazione o per "chiarire" trasformano un'ancor sorprendente vitalissima spinta al buon vivere, in un vano evolversi interiore confuso, che ancora una volta impedisce di realizzarci. Passare dal sogno alla realtà di una forma soddisfacente di convivenza ci sfiora continuamente, la intravediamo, ma non sappiamo quale sia il giusto atteggiamento per coglierla. Il nostro egocentrismo, le troppe parole, la scarsità di altruismo, la celebrazione di noi stessi, ci fanno restare lontani da un nostro attuale desiderio, vivere in coppia. Sopra: una coppia di scultore ignoto
Quando ci interessiamo delle parole e dell'uso che ne facciamo, dobbiamo dare ascolto a chi ha un sistema pensiero non comune. Dare credito alle voci fuori dal coro e a chi "asserisce" su questo e quello, supportando ciò che dice con dimostrazioni, con precisione e soprattutto citando le fonti con ogni rispetto possibile. Qui riproponiamo con semplicità alcune considerazioni sull'uso delle parole fatte da una mente illuminata, quella di Lamberto Maffei, professore emerito: <<Le parole, dando ragione a Voltaire, sono state date all'uomo per ingannare se stesso e gli altri>>. Ingannare il prossimo è forse uno di giochi più impegnativi dell'intelligenza. Ancora Maffei: <<Più genuino e veritiero può essere solo il linguaggio dei segni, perché i sordomuti non riescono a nascondere emozioni e bugie>>. La rete c'è ed è utilissima, ma solo quando riesce ad emergere il comunicare di coloro che hanno pensieri o informazioni utili o sagge. Tutti abbiamo il dovere di essere cittadini critici e non passivi difronte a messaggi ingannevoli di mercanti e di politici in carriera. Fondare i comportamenti nella conoscenza di se stessi e degli altri è base essenziale per ogni forma di libertà e rispetto delle identità. Isolandoci non saremo più nessuno. Ecco quindi che nell'epoca delle reti, la questione centrale è conoscere se stessi. Parlando della mia generazione accade che noi sessantenni di oggi, che abbiamo vissuto cambiamenti epocali sia nei costumi sia nella comunicazione, abbiamo una grossa lacuna, non ci conosciamo. Perché questo? Perché da quando siamo nati abbiamo dato ascolto a tutto e tutti. Abbiamo seguito credi e tradizioni, siamo stati affascinati dal passato, e contemporaneamente dalle mode promosse dal marketing. Senza un minimo di filtro critico ci siamo fatti guidare dalla pubblicità, dal cinema e soprattutto dalla TV, con il risultato che conosciamo sicuramente molte cose, abbiamo studiato molto, ma non conosciamo noi stessi. Non ci conosciamo perché abbiamo nascosto, trscurato, il nostro intimo essere con i suoi desideri, affossandolo in altre forme futili di appagamento dettate dal consumismo. Abbiamo completamente ignorato o messo in un angolo l'erotismo che è un potente strumento per la conoscenza di noi stessi. Abbiamo rinunciato all'autonomia del nostro pensiero seguendo facili scie semiotiche comportamentali reiterate fino alla nausea. Abbiamo imitato, gesticolato, usato frasi fatte, come fossimo stati un imbuto che riceve un'ondata di liquidi "travasati" . Abbiamo gestito amore, sesso, emozioni, copiando comportamenti e modi di fare scambiati per "tecniche" sicure apprese dai serial televisivi. Tutto era ed è palestra, passeggiata con il cane, tutto è esibizione muscolare senza scopo o linea di pensiero. Ora, quando è esageratamente tardi, scopriamo nuove empatie, nuovi sentimenti e nuove emozioni senza saperle gestire. Cerchiamo personalità più trainanti, più eclettiche, e quando le troviamo arriva entusiasmo e siamo curiosi, temiamo il diverso e nello stesso tempo amiamo competere, vogliamo misurarci. Usiamo troppe parole e siamo molto confusi negli atteggiamenti. Disperdiamo energie preziose tra un'incerta rivalutazione del nostro passato spesso vissuto malissimo, e nuove sensazioni emozionanti che generano turbamento imprevisto che ci porta in confusione. Questi sentimenti e turbamenti preziosi, vengono affossati in modi di fare confusi e infantili. Usiamo troppe parole: io ho fatto ..io ho detto ..io ..io e ancora io, in una crescente e imbarazzante forma di egocentrismo deleterio. A sessant'anni non conta cosa si è stati o cosa si è fatto, è importante la capacità di vivere che abbiamo accumulato, è importante saper gestire emozioni forti, e problemi esistenziali tipici della nostra età. Le troppe parole di autocelebrazione o per "chiarire" trasformano un'ancor sorprendente vitalissima spinta al buon vivere, in un vano evolversi interiore confuso, che ancora una volta impedisce di realizzarci. Passare dal sogno alla realtà di una forma soddisfacente di convivenza ci sfiora continuamente, la intravediamo, ma non sappiamo quale sia il giusto atteggiamento per coglierla. Il nostro egocentrismo, le troppe parole, la scarsità di altruismo, la celebrazione di noi stessi, ci fanno restare lontani da un nostro attuale desiderio, vivere in coppia. Sopra: una coppia di scultore ignoto