PENSIERI RAPIDI: L'impotenza (terza parte)

PENSIERI RAPIDI: L'impotenza (terza parte)

PENSIERI RAPIDI: L'impotenza (terza parte)

Chi ha letto le due parti precedenti, avrà notato le debolezze dei due testi citati. Non siamo obbligati a condividere le posizioni di questi autori che sembrano credere un po’ troppo nella possibilità di uno Stato che sarebbe finalmente il governo di tutto il popolo, che faccia i soli interessi del popolo, per cogliere l’importanza del loro lavoro. In realtà, i contenuti che ci hanno messo a disposizione sembrano dimostrare definitivamente che una politica distaccata dalle lobby sarebbe necessariamente una politica distaccata da ogni pratica statale. Di conseguenza ogni attività di governo sarebbe inadeguata alla situazione reale e alle aspettative dei governati. Il lobbismo è oggetto, almeno in Italia e Francia, di riprovazione generale. Ma questa pratica dei potenti agenti economici consiste nell’usare i mezzi più diversi, e spesso i più perversi, per esercitare un’influenza sugli organi politici al fine di stabilire un quadro giuridico favorevole ai propri interessi, suscita la massima sfiducia, ma anche un vero senso di impotenza, tanto la loro influenza sembra ineluttabile e difficile da contrastare. L’ossimoro della corruzione legale sembra più adatto a designare le attività dei gruppi di pressione. Per quanto sorprendente possa sembrare, il lobbying è davvero una pratica ufficialmente riconosciuta e regolamentata in molti paesi. Se da tempo ha acquisito un’esistenza giuridica nel mondo anglosassone e a livello europeo, nel 2009 è stata regolamentata, e quindi legalizzata. I gruppi di interesse sono soggetti a un “Codice di condotta” e possono registrarsi ufficialmente per essere presenti all’Assemblea nazionale o al Senato. Se questo riconoscimento ufficiale ha almeno il vantaggio di essere soggetto a controllo, questo libro di Benamouzig e Cortinas mostra che invece di fornire informazioni ai decisori pubblici, le lobby rafforzano il potere di cui le imprese dispongono per imporre i loro interessi di fronte a dei consumatori che non dispongono mai delle risorse per difendere, o più esattamente costruire, i loro propri interessi. Ci fanno capire anche come il prezzo non è stato il solo elemento di propaganda, ma il favorire un modello industriale che porta al consumo di prodotti alimentari non solo in quantità eccessiva, ma anche di scarsa qualità nutrizionale. L’azione delle lobby alimentari produce una distorsione dei gusti attraverso l’offerta di prodotti che creano dipendenza. E’ qui, è proprio il sistema di informazione su questi prodotti alimentari, che anziché indicare giusti dati e trasparenza sui prodotti, il lobbismo si scatena in una corruzione divenuta di fatto legale. Il Des lobbies au menu ci da un altro aspetto importante. Le questioni alimentari e il lobbismo di cui sono gestite, si porta dietro (insite in se medesime) e sviluppa l’altro lobbismo sulla salute pubblica. Des Lobbys au menu mostra quanta attenzione ai dettagli l’industria alimentare deve ottenere per raggiungere questo obiettivo. Non contenta di influenzare gli standard di produzione, fa tutto il possibile per controllare le condizioni di produzione e la diffusione delle informazioni. Le lobby agroalimentari sono attive a tutti i livelli: etichettatura nutrizionale, limitazione della regolazione dei meccanismi di mercato, freno alle politiche agroindustriali a favore della qualità dei prodotti. Basta guardare la tracciabilità sulle etichette, le informazioni che riceviamo come propaganda, la provenienza, gli allevamenti, i modi di coltivare, sono ben chiare, ma mancano le fondamentali del modo di produrre e allevare e questo avviene in tutta Europa. Solo sui prodotti venduti in Svizzera possiamo notare un passo veramente importante di comunicazione degli stati di lavorazione del prodotto, ma questo riguarda solo 8 milioni di abitanti del vecchio continente. Continua…