PENSIERI RAPIDI: MARK ZUCKERBERG INCONTRA IL NOSTRO PRIMO MINISTRO
PENSIERI RAPIDI: Mark Zuckerberg incontra il nostro Primo Ministro
Tutti i social media producono opportunità lavorative e se Zuckerberg viene a parlare con Draghi arrivano altri posti di lavoro. Bene e bello. Elogeranno il ruolo dei media, esalteranno la pluralità dell'informazione, dell'attenzione alla privacy, dell'attenzione al sociale, elogeranno la promozione delle raccolte fondi o della generica beneficenza ecc. ecc. Ma quale è il peso dei media nel pensiero generale e nelle opinioni comuni? Il ruolo dei social, e di ogni altro organo divulgatore di notizie, nella manipolazione dell'opinione pubblica è stato, ed è oggetto di grande e preoccupata attenzione, ma sempre nella direzione sbagliata. Sembra sia volontà generale di metterla su un binario morto. Molti giudizi critici partono dal presupposto che il problema sia quello di impedire la circolazione delle falsità palesi. E' evidente, come è stato messo in luce dalle più acute analisi sulla cultura di massa, che i media, diffondendosi, hanno reso non pertinenti, per una valutazione della propria influenza, le categorie di vero e falso. La verità è stata abolita. Il vero e il falso hanno ceduto il posto alla credibilità. La verità è annegata nei fatti senza riscontro, nelle affermazioni che suonano autorevoli senza convogliare alcuna informazione reale o supportarle con fatti esemplari. Proclamare che un dato prodotto è preferito dalle persone importanti senza dire per che cosa è preferito o perché viene scelto, è abitudine costante. Vantare la superiorità di un prodotto su concorrenti non specificati, attribuire implicitamente una data caratteristica unicamente al prodotto reclamizzato, quando di fatto essa è condivisa da quelli della concorrenza, sono altrettanti espedienti per offuscare la distinzione tra vero e falso, tra buono e cattivo, tra economico o caro. Falso e vero vengono annegati, annegati in un polverone di possibilità o plausibilità. Questo genere di associazioni sono “vere” ai soli fini del distinguere, ma totalmente mistificanti. In politica accade lo stesso. Un fatto, un comportamento, un'affermazione o una scelta non vengono mai poste nella morsa del vero o falso, ma vengono classificate se in quel contesto, in quel momento esse sono "inoperative" o "ininfluenti" senza conseguenze degne di nota. In pratica affermmazioni che sono risultate sbagliate e improduttive per l'immagine di un politico, in una fase successiva non vengono ritenute sbagliate ma "inoperative". In pratica se a molti il cambiamento di un'idea sembra un modo per correggersi, agli "addetti" e seguaci il problema di aver affermato il falso in pubblico nemmeno si pone. La considerazione dei fatti in senso politico, non contempla il loro essere false, le annulla. I media non trattano le loro falsità ma la loro incapacità di convincere che l'ha rese inoperative, nulle o inutilizzabili. La veridicità di esse non è mai in discussione. Ecco perché TV, agenzie di stampa, testate giornalistiche, i like sui social ecc. sono un'unica voce che "forma" un opinione pubblica schizofrenica che in Italia sposta voti da destra a sinistra e viceversa nell'arco di 3-4 mesi. In alto: museo della Rai a Torino
Tutti i social media producono opportunità lavorative e se Zuckerberg viene a parlare con Draghi arrivano altri posti di lavoro. Bene e bello. Elogeranno il ruolo dei media, esalteranno la pluralità dell'informazione, dell'attenzione alla privacy, dell'attenzione al sociale, elogeranno la promozione delle raccolte fondi o della generica beneficenza ecc. ecc. Ma quale è il peso dei media nel pensiero generale e nelle opinioni comuni? Il ruolo dei social, e di ogni altro organo divulgatore di notizie, nella manipolazione dell'opinione pubblica è stato, ed è oggetto di grande e preoccupata attenzione, ma sempre nella direzione sbagliata. Sembra sia volontà generale di metterla su un binario morto. Molti giudizi critici partono dal presupposto che il problema sia quello di impedire la circolazione delle falsità palesi. E' evidente, come è stato messo in luce dalle più acute analisi sulla cultura di massa, che i media, diffondendosi, hanno reso non pertinenti, per una valutazione della propria influenza, le categorie di vero e falso. La verità è stata abolita. Il vero e il falso hanno ceduto il posto alla credibilità. La verità è annegata nei fatti senza riscontro, nelle affermazioni che suonano autorevoli senza convogliare alcuna informazione reale o supportarle con fatti esemplari. Proclamare che un dato prodotto è preferito dalle persone importanti senza dire per che cosa è preferito o perché viene scelto, è abitudine costante. Vantare la superiorità di un prodotto su concorrenti non specificati, attribuire implicitamente una data caratteristica unicamente al prodotto reclamizzato, quando di fatto essa è condivisa da quelli della concorrenza, sono altrettanti espedienti per offuscare la distinzione tra vero e falso, tra buono e cattivo, tra economico o caro. Falso e vero vengono annegati, annegati in un polverone di possibilità o plausibilità. Questo genere di associazioni sono “vere” ai soli fini del distinguere, ma totalmente mistificanti. In politica accade lo stesso. Un fatto, un comportamento, un'affermazione o una scelta non vengono mai poste nella morsa del vero o falso, ma vengono classificate se in quel contesto, in quel momento esse sono "inoperative" o "ininfluenti" senza conseguenze degne di nota. In pratica affermmazioni che sono risultate sbagliate e improduttive per l'immagine di un politico, in una fase successiva non vengono ritenute sbagliate ma "inoperative". In pratica se a molti il cambiamento di un'idea sembra un modo per correggersi, agli "addetti" e seguaci il problema di aver affermato il falso in pubblico nemmeno si pone. La considerazione dei fatti in senso politico, non contempla il loro essere false, le annulla. I media non trattano le loro falsità ma la loro incapacità di convincere che l'ha rese inoperative, nulle o inutilizzabili. La veridicità di esse non è mai in discussione. Ecco perché TV, agenzie di stampa, testate giornalistiche, i like sui social ecc. sono un'unica voce che "forma" un opinione pubblica schizofrenica che in Italia sposta voti da destra a sinistra e viceversa nell'arco di 3-4 mesi. In alto: museo della Rai a Torino