QUESTA GUERRA: (Quarta parte) LA PASSIONE PER LE ARMI
Questa guerra (quarta parte) La passione per le armi.
Se passate davanti una scuola infantile guardate i bambini di tutte le etnie che giocano insieme. Un bambino piccolo o una bambina piccola, non sanno nemmeno cosa sia il sentimento razzista, non concepiscono razze, né confini, né bandiere nazionali, non conoscono sentimenti di odio nei riguardi delle diversità anzi in loro, le diversità alimentano la curiosità, la partecipazione al gioco e alimentano esponenzialmente la loro conoscenza del mondo. Allora bisogna chiedersi in che modo i bambini crescono e, diventando adulti diventano anche razzisti, nazionalisti, conflittuali, competitivi, soldati, violenti. Se frequentate centri commerciali noterete molte nuove aperture di abbigliamento militare. Nelle vetrine ecco tute mimetiche, camice verdi a chiazze, stivali, pugnali, baionette e tutto quello che ad un uomo e anche a una donna, dona un'immagine legata alla potenza muscolare, all'azione militare temeraria, organizzata e aggressiva in genere. Fino a qualche tempo addietro pensavo che questi modelli di abbigliamento fossero comparsi per soddisfare gli appassionati di "guerre simulate" che conta molte associazioni attive (da non confondere con associazioni cacciatori) che in varie regioni italiane affittano aree di terreno impervio, dove si scatenano con armi elettroniche di vario tipo in vere guerre in campo aperto tra squadre che rispondono a comandi, gerarchie, regolamenti di vera guerriglia tra gruppi armati. Oggi aprile 2022, con i conflitti degli ultimi vent'anni e con quello attuale vicino le nostre case europee, ci viene di pensare che la guerra ha un suo appeal verso tutte le identità di genere e ci dice anche che la spinta al pacifismo, nata dopo la seconda guerra mondiale non solo si è affievolita, ma è addirittura scomparsa, risucchiata dal fascino dell'esibizione della forza fisica di gruppi di militaristi strutturati in vere squadriglie di assaltatori che si dedicano all'azione militare. Tornando al nostro argomento iniziale, la domanda era: cos'è che istruisce i bambini a diventare quel tipo di adulto conforme a questo genere di società violenta, militare, classista, allevatrice di schiavi? Perché, è facile dare la colpa al politico di turno, al governo di turno, agli americani, ai russi, ai cinesi, al papa in carica che, certo hanno le loro responsabilità, ma molto più difficile è andare in fondo, fino alla vera causa del problema e ammettere che l'errore iniziale sta nell'educazione, nella delega che padri e madri danno alle istituzioni quasi come liberazione di un problema che riteniamo "da evitare" perché molto impegnativo e arduo e che dovrebbe rientrare con naturalezza nella nostra responsabilità genitoriale. Noi occidentali ci togliamo un problema che non sappiamo o non vogliamo affrontare, la formazione dei nostri ragazzi. Si consegnano i figli, proprio a quel tipo di educazione obbligatoria, di massa, selettiva, schedatrice, competitiva, che è perfettamente strutturata da questo sistema. Una catechesi funzionale ai padroni, ai governi, alla dittatura finanziaria, alle religioni. Un'educazione che sembra pensata proprio per questo scopo, per far diventare bambini vispi e pieni di iniziative, degli adulti coglioni e servi. Da grandi, con questa educazione, non sanno più immaginarsi una vita libera e senza qualcuno a cui obbedire, non sanno immaginare un mondo senza confini, senza chiese, senza governi, senza scuole. La libertà fa così tanta paura che hanno bisogno che qualcuno, che è un uomo uguale a loro, gliela ponga sotto stretta sorveglianza, fino a rubargliela del tutto. E' in questo stato di cose che non riusciamo a migliorare, né a modificare regolamenti scolastici nati nel 1926 e ancora oggi sono l'ossatura educativa del nostro insegnamento scolastico pubblico e privato.
Se passate davanti una scuola infantile guardate i bambini di tutte le etnie che giocano insieme. Un bambino piccolo o una bambina piccola, non sanno nemmeno cosa sia il sentimento razzista, non concepiscono razze, né confini, né bandiere nazionali, non conoscono sentimenti di odio nei riguardi delle diversità anzi in loro, le diversità alimentano la curiosità, la partecipazione al gioco e alimentano esponenzialmente la loro conoscenza del mondo. Allora bisogna chiedersi in che modo i bambini crescono e, diventando adulti diventano anche razzisti, nazionalisti, conflittuali, competitivi, soldati, violenti. Se frequentate centri commerciali noterete molte nuove aperture di abbigliamento militare. Nelle vetrine ecco tute mimetiche, camice verdi a chiazze, stivali, pugnali, baionette e tutto quello che ad un uomo e anche a una donna, dona un'immagine legata alla potenza muscolare, all'azione militare temeraria, organizzata e aggressiva in genere. Fino a qualche tempo addietro pensavo che questi modelli di abbigliamento fossero comparsi per soddisfare gli appassionati di "guerre simulate" che conta molte associazioni attive (da non confondere con associazioni cacciatori) che in varie regioni italiane affittano aree di terreno impervio, dove si scatenano con armi elettroniche di vario tipo in vere guerre in campo aperto tra squadre che rispondono a comandi, gerarchie, regolamenti di vera guerriglia tra gruppi armati. Oggi aprile 2022, con i conflitti degli ultimi vent'anni e con quello attuale vicino le nostre case europee, ci viene di pensare che la guerra ha un suo appeal verso tutte le identità di genere e ci dice anche che la spinta al pacifismo, nata dopo la seconda guerra mondiale non solo si è affievolita, ma è addirittura scomparsa, risucchiata dal fascino dell'esibizione della forza fisica di gruppi di militaristi strutturati in vere squadriglie di assaltatori che si dedicano all'azione militare. Tornando al nostro argomento iniziale, la domanda era: cos'è che istruisce i bambini a diventare quel tipo di adulto conforme a questo genere di società violenta, militare, classista, allevatrice di schiavi? Perché, è facile dare la colpa al politico di turno, al governo di turno, agli americani, ai russi, ai cinesi, al papa in carica che, certo hanno le loro responsabilità, ma molto più difficile è andare in fondo, fino alla vera causa del problema e ammettere che l'errore iniziale sta nell'educazione, nella delega che padri e madri danno alle istituzioni quasi come liberazione di un problema che riteniamo "da evitare" perché molto impegnativo e arduo e che dovrebbe rientrare con naturalezza nella nostra responsabilità genitoriale. Noi occidentali ci togliamo un problema che non sappiamo o non vogliamo affrontare, la formazione dei nostri ragazzi. Si consegnano i figli, proprio a quel tipo di educazione obbligatoria, di massa, selettiva, schedatrice, competitiva, che è perfettamente strutturata da questo sistema. Una catechesi funzionale ai padroni, ai governi, alla dittatura finanziaria, alle religioni. Un'educazione che sembra pensata proprio per questo scopo, per far diventare bambini vispi e pieni di iniziative, degli adulti coglioni e servi. Da grandi, con questa educazione, non sanno più immaginarsi una vita libera e senza qualcuno a cui obbedire, non sanno immaginare un mondo senza confini, senza chiese, senza governi, senza scuole. La libertà fa così tanta paura che hanno bisogno che qualcuno, che è un uomo uguale a loro, gliela ponga sotto stretta sorveglianza, fino a rubargliela del tutto. E' in questo stato di cose che non riusciamo a migliorare, né a modificare regolamenti scolastici nati nel 1926 e ancora oggi sono l'ossatura educativa del nostro insegnamento scolastico pubblico e privato.