QUESTA GUERRA (settima parte) La guerra patriarcale contro le donne

QUESTA GUERRA (settima parte) La guerra patriarcale contro le donne

QUESTA GUERRA (settima parte) La guerra patriarcale contro le donne

Come abbiamo già affermato la UE è parte dei nostri problemi, non la soluzione. Non condividiamo i presunti “valori democratici europei” che sono stati mobilitati per sostenere la guerra, essi sono anticostituzionali in Germania in Francia e in Italia. L’Europa che conosciamo e i governi nazionali hanno sostenuto lo sfruttamento attraverso politiche neoliberali che hanno distrutto lo stato sociale, soprattutto nell’Europa orientale; hanno permesso all’enorme potere della grande finanza di penetrare nella vita quotidiana attraverso le politiche di ristrutturazione del debito; sono state complici degli attacchi patriarcali alle donne e alle persone si altre identità di genere che il patriarcato considera razzisticamente "inferiori". Hanno creato un mercato del lavoro differenziato in cui i datori di lavoro possono sfruttare i differenziali e le gerarchie tra paesi e regioni; hanno imposto un regime razzista alle e ai migranti e a coloro che risiedono al di fuori dell’area Schengen; e, infine, hanno esteso la portata delle politiche progettate per integrare i paesi dell’Europa orientale, dell’Asia centrale e dell’Africa in un regime transnazionale al servizio degli interessi del capitale. Mentre si mostrano pubblicamente uniti a favore dell’adesione dell’Ucraina e della Moldavia, l’Unione Europea e i suoi Stati continuano ad applicare un regime dei permessi gerarchico e a giocare pericolosamente con alcuni paesi tenendoli in una sala d’attesa politica. Difatto la UE tradisce le aspirazioni di coloro che vedono nell'Europa una possibilità e necessariamente si uniscono a chi si oppone, dall'interno, al progetto neoliberale di sfruttamento. Non c’è pace se continua la guerra patriarcale contro le donne: la guerra sta accrescendo la violenza patriarcale sia in Ucraina che nel resto del mondo. Lo stupro è un’arma. Essa è un pretesto per rafforzare le gerarchie di genere: la spirale di militarizzazione onnipresente va di pari passo con i tagli alla spesa pubblica e le riforme neoliberali che rafforzano la divisione sessuale del lavoro e lo sfruttamento delle donne attraverso i confini. La guerra si sovrappone agli effetti sociali della pandemia: le donne, soprattutto quelle migranti, svolgono e continueranno a svolgere un lavoro tanto essenziale quanto svalutato e sfruttato. Sono considerate così necessarie da essere costrette, attraverso le leggi sulla famiglia, il divieto di aborto, la violenza patriarcale e la povertà, ad attenersi al loro ruolo di madri e serve domestiche. In Russia, la guerra è diventata l’occasione per rafforzare la promozione dei “valori tradizionali” e campagne anti-gender, contro le persone LGBTQ+ contro l’aborto. La guerra riduce gli spazi per combattere contro la violenza e l’oppressione patriarcali e per lottare per la libertà sessuale. Ho sempre pensato che alcune tendenze "modaiole" degli ultimi decenni erano ulteriori strumenti di distrazione ed invito a non pensare, e di come la tecnica buddista della Mindfulness sia diventata la ricetta perfetta che ci rende pacifici (il cui successo negli ultimi 5 anni è eclatante), ma ecco su questo argomento, cosa ci dice Ronald Pulser, professore emerito californiano: <<Se praticata metodicamente serve a convincerci che le cause della nostra sofferenza vanno ricercate soprattutto dentro noi stessi, e non nel contesto politico ed economico che determina il modo in cui viviamo>>. Eccome se ha ragione!!! In questo caso si tratta di una forma esasperata di questa tecnica di rilassamento, che in normali condizioni è sicuramente un utile strumento per gestire lo stress, l’ansia e modificare alcuni automatismi mentali che ci fanno soffrire. Il problema si presenta quando viene ridotta a una ricetta per il successo e si trasforma nella panacea di tutti mali, o addirittura come una filosofia rivoluzionaria necessaria per cambiare il mondo. Qualcosa di simile potrebbe succedere con le terapie psicologiche quando si paventa la possibilità di risolvere qualsiasi problema semplicemente iniziando una terapia. Quando problemi strutturali come la povertà, la violenza domestica, lo sfruttamento, la disoccupazione o la distruzione dell’ecosistema diventano questioni personali, allora il campo d’azione si riduce alla depressione, allo stress da lavoro correlato, all’abuso di medicamenti o all’ansia. Continua...