UNO STRANO PRIMO MAGGIO E IL RITORNO DELLA STRADA

UNO STRANO PRIMO MAGGIO E IL RITORNO DELLA STRADA

Uno strano primo maggio e il ritorno della strada.
Dopo due mesi di strade deserte oggi, primo maggio festa dei lavoratori "non lavoranti" Roncade, ricco paesotto del trevigiano, torna alla vita pulsante come per magia. Uomini e cani li vedo passeggiare, correre, fare bisogni, raccogliere cacchine con grande senso civile, pedalare, qualcuno ride e scherza, insomma tutti noi andiamo verso gli spazi aperti, verso il sole. Delle mura domestiche non ne possiamo più. Le auto ancora poche, ma c'è una cosa che mi ha coinvolto come protagonista e osservatore. Quando sulle piste ciclabili ci si incrocia, non si capisce se uno fa l'educato e cerca di lasciare più spazio all'altro o se invece la grande paura di essere contaminato gli produce atteggiamenti tipo: "perché non si toglie di mezzo questo stronzo", "se starnutisce lo accoltello", "proprio in questo momento deve passare", "proprio in questo punto così stretto deve mandare messaggi". Un osservatore tendente all'osceno come me, nelle piste di pedoni e ciclisti a Roncade, si vede come in una sala da ballo anni Ottanta piena di fumo e di cattivissimi odori, si vede ai margini della zona dove si esibiscono "tangheri" e tanghere". Fermo tra "spettatori" involontari che non sanno ballare il tango o che gli hanno "fregato" la ballerina, ho il privilegio di poter osservare bene i ballerini, i loro volteggi, le loro "figure", le loro armoniche contorsioni. Del tango mi colpisce tutte le volte un sincronismo perfetto, ogni coppia compie un vero prodigio: entrambi i danzanti girano di scatto il viso portandolo il più possibile all'opposto di quello del partner con cui sono avvinghiati, occorre allenarsi molto perché questo movimento sia perfetto.  Pur consapevole delle ire che ho sempre sollevato e che sollevo su questo argomento,  per me la danza è una delle peggiori espressioni dell'uomo, non posso farci niente è così che la percepisco. Tutti, in quella torsione, vedono una perfetta figura di danza e invidiano coloro che sanno eseguirla perfettamente. Io ci vedo ben altro. Per me i ballerini compiono quel gesto difficile e scomodo, per respirare meglio, per distaccarsi pur restando aggrappati l'un l'altro, perché gli puzza il fiato, perché hanno bevuto troppo, mangiato aglio, e soprattutto perché troppo sudati. Il tango argentino e un misto di frattaglie umane che si muovono tra pessimi odori corporali e fumi di sudore che rigano i volti dei ballerini animati da  troppa tensione nel compiere "figure" su figure. In questa originale esibizione c'è tutta la fatica dei corpo umano sotto sforzo e tutta la rappresentazione del dolore di un popolo. Il tango è la più aderente e realizzata espressione culturale del popolo argentino. Una nazione, l'Argentina, calcio, franceschiello dell'oltre Tevere e tango esclusi, caratterizzata di una delle storie di popolo più sfigate e dolorose al mondo. Ecco oggi sembriamo tutti "tangheri", ci incrociamo sospettosi nelle stradine di Roncade cercando distanza tra corpi come ballerini puzzolenti nella sala "Olimpo del liscio" nel quartiere Borghesiana di Roma. Un locale molto di moda negli anni Settanta e Ottanta, ed era una bolgia di fumo e di corpi puzzolenti. Dopo tanto spavento e dopo troppa vita casalinga coatta, tutti cerchiamo di evitare chi ci passa vicino, o chi ci staziona troppo vicino. Per questo che in questi giorni si vendono migliaia di aggeggi elettronici che a mo' di bottone sul petto segnala, con emissione laser e un bip, che siamo troppo vicini o che ci stiamo avvicinando troppo a qualcuno. Non temiamo pià solo il Covid 19, temiamo l'alterità, ci temiamo l'un l'altro e i contatti umani saranno stagnanti, in casa e in strada sempre vicni alle stesse persone. La conoscenza fantasiosa, improvvisata, tra individui, tra uomo e donna che a molti di noi affascinava proprio perché imprevista, e per la sua grande creatività è morta, e forse per sempre.