VIVERE ALL'EPOCA DELL'ANTROPOCENE E IL RITORNO DELLA FILOSOFIA
Vivere all'epoca dell'antropocene e il ritorno della filosofia
Siamo nell'antropocene (succeduto all'olocene), l’epoca storica che ci appartiene, caratterizzata dalla quarta industrializzazione e dalla sesta estinzione. Questo periodo è contrassegnato dalla fine "dell'umano" con al centro il maschio (Homo Faber), che ha fatto e disfatto, e dall'inizio del "post umano" dove la centralità si sposta sul vivente. Per vivente intendiamo tutti i soggetti umani, fuori dalla triste logica binaria (maschio e femmina), flora, fauna e la casa comune terra. Questo passaggio è caratterizzato da fattori imponenti ed alcuni fortemente costrittivi. Da una parte, registriamo il fallimento indiscutibile dell'umano che ha portato addirittura a metter in pericolo la continuità della vita sul nostro pianeta, e dall'altra il postumano che deve ancora affermarsi addomesticando la grande questione del rapporto corpo/tecnologia. Questa è la questione attuale. Tutte le nostre azioni da un ventennio sono guidate da strumenti elettronici, viviamo nelle regole imposte dalle piattaforme web, siamo "guidati" nelle nostre azioni quotidiane da algoritmi. Il Covid ci ha trovati impreparati, esso è stato un elemento tragico scaturito dalla tecnica e parzialmente risolto ricorrendo ad un incremento della tecnica. Un paradosso su cui dobbiamo riflettere non avevamo strumenti per sopportare la collisione tra utilità pubblica (gestita dalla tecnica) e diritti del corpo umano (la nostra carne). I no vax non sono stati gli scemi del villaggio, ma vittime (cattive per alcuni eccessi) di un sistema che, in assenza di diversificazione (non tutti siamo uguali), ha imposto una modifica genetica, pena l'isolamento sociale. E' stata urlata, senza alcuna mediazione e senza alcuna pietà, (la pietas verso il debole) la necessità generalizzata di intervenire sui nostri corpi. Moltissimi di noi si sono adeguati allo stato di necessità, ma una minoranza non trascurabile, è andata fuori di testa, non ha voluto farsi "toccare". Questo evento è scaturito da una totale assenza di cultura della mediazione che poteva rendere accettabile quel perentorio intervento della tecnica sul corpo umano. Questo accaduto non è soltanto un evento del postumano, ma del "transumano". Cosa è la chirurgia plastica con la sua oramai lunga storia? Cosa sono gli interventi "migliorativi" di Elon Musk? Cosa sono i discorsi del professore di Oxford che vuole accelerare il cervello umano perché troppo lento? Quando parliamo di genetica, di robotica, tecnologie dell'informazione e nanotecnologia, di cosa parliamo? Sono elementi che segnano il postumano, ci toccano "nella carne", e dobbiamo pensarli come transumani. La filosofia si è accorta da anni che non bastano le complesse e affascinanti teorie dei secoli passati, oggi è indispensabile che si avvicini alla la gente, che usi il linguaggio della gente. Alcuni (ad esempio Donna Haraway), parlano di "ibridazione" uomo macchina, ma senza troppa convinzione, senza certezze. E' un concetto rivoluzionario, ma già da tempo in divenire. Per comprendere questa cosa enorme che ci sta accadendo, è urgente che la filosofia torni al nostro fianco per realizzare quelle spinte collettive che ci aiutino a comprendere il senso di quello che ci accade. Il marxismo che aveva compiuto un prodigioso avvicinamento al vivere quotidiano, è morto e sepolto, non serve più, ma rappresenta un modello esemplare di aggregazione sociale. Quindi cercando di essere brevi, siamo nell'antropocene come fase storica, siamo transitati dall’umano al postumano con il suo transumano, che ci ha messo davanti l’imponente questione del rapporto tra il nostro corpo e le tecnologie che avanzano ogni giorno. Occorre trovare presto una strada che eviti la contrapposizione terribile a cui abbiamo assistito con il Covid e che attenui il dissidio tra uso di tecnologie, necessità collettive e singolarità da rispettare. Gli obiettivi da raggiungere sono diversi: nessuna avversione per scienza e tecnica, potenziamento delle partecipazione alla vita sociale, ma anche il rispetto della nostra singolarità. Sopra: un uomo con alcune capacità potenziate
Siamo nell'antropocene (succeduto all'olocene), l’epoca storica che ci appartiene, caratterizzata dalla quarta industrializzazione e dalla sesta estinzione. Questo periodo è contrassegnato dalla fine "dell'umano" con al centro il maschio (Homo Faber), che ha fatto e disfatto, e dall'inizio del "post umano" dove la centralità si sposta sul vivente. Per vivente intendiamo tutti i soggetti umani, fuori dalla triste logica binaria (maschio e femmina), flora, fauna e la casa comune terra. Questo passaggio è caratterizzato da fattori imponenti ed alcuni fortemente costrittivi. Da una parte, registriamo il fallimento indiscutibile dell'umano che ha portato addirittura a metter in pericolo la continuità della vita sul nostro pianeta, e dall'altra il postumano che deve ancora affermarsi addomesticando la grande questione del rapporto corpo/tecnologia. Questa è la questione attuale. Tutte le nostre azioni da un ventennio sono guidate da strumenti elettronici, viviamo nelle regole imposte dalle piattaforme web, siamo "guidati" nelle nostre azioni quotidiane da algoritmi. Il Covid ci ha trovati impreparati, esso è stato un elemento tragico scaturito dalla tecnica e parzialmente risolto ricorrendo ad un incremento della tecnica. Un paradosso su cui dobbiamo riflettere non avevamo strumenti per sopportare la collisione tra utilità pubblica (gestita dalla tecnica) e diritti del corpo umano (la nostra carne). I no vax non sono stati gli scemi del villaggio, ma vittime (cattive per alcuni eccessi) di un sistema che, in assenza di diversificazione (non tutti siamo uguali), ha imposto una modifica genetica, pena l'isolamento sociale. E' stata urlata, senza alcuna mediazione e senza alcuna pietà, (la pietas verso il debole) la necessità generalizzata di intervenire sui nostri corpi. Moltissimi di noi si sono adeguati allo stato di necessità, ma una minoranza non trascurabile, è andata fuori di testa, non ha voluto farsi "toccare". Questo evento è scaturito da una totale assenza di cultura della mediazione che poteva rendere accettabile quel perentorio intervento della tecnica sul corpo umano. Questo accaduto non è soltanto un evento del postumano, ma del "transumano". Cosa è la chirurgia plastica con la sua oramai lunga storia? Cosa sono gli interventi "migliorativi" di Elon Musk? Cosa sono i discorsi del professore di Oxford che vuole accelerare il cervello umano perché troppo lento? Quando parliamo di genetica, di robotica, tecnologie dell'informazione e nanotecnologia, di cosa parliamo? Sono elementi che segnano il postumano, ci toccano "nella carne", e dobbiamo pensarli come transumani. La filosofia si è accorta da anni che non bastano le complesse e affascinanti teorie dei secoli passati, oggi è indispensabile che si avvicini alla la gente, che usi il linguaggio della gente. Alcuni (ad esempio Donna Haraway), parlano di "ibridazione" uomo macchina, ma senza troppa convinzione, senza certezze. E' un concetto rivoluzionario, ma già da tempo in divenire. Per comprendere questa cosa enorme che ci sta accadendo, è urgente che la filosofia torni al nostro fianco per realizzare quelle spinte collettive che ci aiutino a comprendere il senso di quello che ci accade. Il marxismo che aveva compiuto un prodigioso avvicinamento al vivere quotidiano, è morto e sepolto, non serve più, ma rappresenta un modello esemplare di aggregazione sociale. Quindi cercando di essere brevi, siamo nell'antropocene come fase storica, siamo transitati dall’umano al postumano con il suo transumano, che ci ha messo davanti l’imponente questione del rapporto tra il nostro corpo e le tecnologie che avanzano ogni giorno. Occorre trovare presto una strada che eviti la contrapposizione terribile a cui abbiamo assistito con il Covid e che attenui il dissidio tra uso di tecnologie, necessità collettive e singolarità da rispettare. Gli obiettivi da raggiungere sono diversi: nessuna avversione per scienza e tecnica, potenziamento delle partecipazione alla vita sociale, ma anche il rispetto della nostra singolarità. Sopra: un uomo con alcune capacità potenziate